Mensa di Adro, le mamme pronte a scaricare la direttrice Paganotti
Venerdì alla riunione delle famiglie che usano il servizio mensa si scopriranno le carte sull'atteggiamento che vorranno tenere le famiglie morose per "puntiglio".
Adro, 11 maggio 2010 - Qualcosa sta per accadere. Se ancora non ci sono i conti esatti per chi si è «dimenticato» di pagare la mensa, altre somme paiono esser state tirate. Sono due le scadenze che segneranno il passo della vicenda della mensa del comune franciacortino: la prima è domani quando avrà luogo il consiglio comunale; la seconda è venerdì quando ci sarà una riunione delle famiglie che utilizzano il servizio mensa. E’ da quest’ultimo appuntamento che si scopriranno le carte sull’atteggiamento che vorranno tenere le famiglie morose non per necessità ma per «puntiglio», soprattutto quelle che, dopo l’incasso dei 10mila euro del benefattore, avrebbero deciso di non pagare (anche se, ad aprile, di morosi ce n’erano pare 10 su quasi 500 tra elementare e media).
In questo frangente il primo provvedimento che verrà preso sarà con ottima probabilità la rimozione della direttrice della mensa Giuseppina Paganotti. Non allineata alle mamme che non vogliono pagare, non allineata con il pensiero del sindaco Lancini, sarà chiesta la sua testa (è proprio il caso di dirlo) su un piatto d’argento. Se su quest’ultima posizione sembra non sia possibile recedere, per l’altra (i pagamenti) pare che in un’altra riunione di tre giorni fa sia passato il messaggio del «pagare tutti».Via la Paganotti ci si preparerebbe a una vera e propria rivoluzione. Basta versamenti posticipati coi bollettini: ci saranno dei ticket prepagati. Come all’augogrill, dove prima si fa lo scontrino. Ma qualche mamma virtuosa mugugna: pare infatti che questo sistema porterà all’eliminazione della cucina fresca di giornata in favore dei cibi precotti.
Luca Degl'Innocenti
http://ilgiorno.ilsole24ore.com/brescia/cronaca/2010/05/11/330135-mensa_adro_mamme_pronte.shtml
martedì 11 maggio 2010
martedì 4 maggio 2010
Adro «Ridiamo i soldi alla missione»
Adro «Ridiamo i soldi alla missione»
martedì 04 maggio 2010
(red.) Non sembra avere fine la vicenda della mensa negata ad alcuni bambini delle scuole materna ed elementare di Adro poiché le loro famiglie non erano in regola con il pagamento delle rette.
Per fortuna il clamore mediatico si è un po’ attenuato, ma il piccolo paese della Franciacorta continua a fare notizia.
Un gruppo di cittadini, rigorosamente anonimi, giovedì scorso ha spedito alla presidente dell’associazione di genitori volontari che gestisce la refezione, Graziella Giuseppina Paganotti, una busta contenente 700 euro suddivisi in 14 biglietti da 50.
Il denaro era accompagnato da una breve lettera, nella quale si invitava la responsabile della mensa a restituire i soldi a don Giovanni Piumatti, il religioso diocesano di Pinerolo che nelle scorse settimane - scosso dalla vicenda - aveva inviato un contributo dal Congo, terra della sua missione.
La busta non è arrivata per posta, ma qualcuno l’ha infilata nella cassetta delle lettere approfittando dell’assenza dei membri della famiglia Paganotti, che l’hanno trovata rientrando in casa verso la mezzanotte di giovedì.
Come si ricorderà, il sacerdote ha inviato il contributo dalla missione di Muhuanga attraverso la sua corrispondente bresciana Paola Paiola, segretaria della onlus Smile Mission, accompagnandola con alcune toccanti frasi che invitavano i cittadini di Adro alla convivenza civile e alla solidarietà umana e non alla contrapposizione dei confronti delle famiglie bisognose d’aiuto (leggi qui). All'esempio del missionario, preceduto da quello del benefattore che ha versato da solo i circa 10 mila euro di arretrati (leggi qui), si aggiunge ora il gesto di questi anonimi cittadini.
Nella lettera scrivono che le parole di padre Piumatti li hanno commossi, facendoli riflettere. E che, ringraziandolo per la donazione, invitavano la presidente a restituirgli il contributo, visto che quel denaro è molto più importante per i bambini della missione che per quelli di Adro. Aggiungendo che ai piccoli che frequentano le scuole italiane dovrebbero pensare le nostre istituzioni.
Così un gruppo di persone qualunque ha pensato di riscattare la figuraccia che la drastica decisione del sindaco del paese e dei genitori che ne avevano appoggiato la scelta (leggi) ha fatto fare alla Franciacorta e a tutta la provincia di Brescia, dividendo anche la chiesa cattolica (leggi).
http://www.quibrescia.it/index.php?/content/view/18171/1/
martedì 04 maggio 2010
(red.) Non sembra avere fine la vicenda della mensa negata ad alcuni bambini delle scuole materna ed elementare di Adro poiché le loro famiglie non erano in regola con il pagamento delle rette.
Per fortuna il clamore mediatico si è un po’ attenuato, ma il piccolo paese della Franciacorta continua a fare notizia.
Un gruppo di cittadini, rigorosamente anonimi, giovedì scorso ha spedito alla presidente dell’associazione di genitori volontari che gestisce la refezione, Graziella Giuseppina Paganotti, una busta contenente 700 euro suddivisi in 14 biglietti da 50.
Il denaro era accompagnato da una breve lettera, nella quale si invitava la responsabile della mensa a restituire i soldi a don Giovanni Piumatti, il religioso diocesano di Pinerolo che nelle scorse settimane - scosso dalla vicenda - aveva inviato un contributo dal Congo, terra della sua missione.
La busta non è arrivata per posta, ma qualcuno l’ha infilata nella cassetta delle lettere approfittando dell’assenza dei membri della famiglia Paganotti, che l’hanno trovata rientrando in casa verso la mezzanotte di giovedì.
Come si ricorderà, il sacerdote ha inviato il contributo dalla missione di Muhuanga attraverso la sua corrispondente bresciana Paola Paiola, segretaria della onlus Smile Mission, accompagnandola con alcune toccanti frasi che invitavano i cittadini di Adro alla convivenza civile e alla solidarietà umana e non alla contrapposizione dei confronti delle famiglie bisognose d’aiuto (leggi qui). All'esempio del missionario, preceduto da quello del benefattore che ha versato da solo i circa 10 mila euro di arretrati (leggi qui), si aggiunge ora il gesto di questi anonimi cittadini.
Nella lettera scrivono che le parole di padre Piumatti li hanno commossi, facendoli riflettere. E che, ringraziandolo per la donazione, invitavano la presidente a restituirgli il contributo, visto che quel denaro è molto più importante per i bambini della missione che per quelli di Adro. Aggiungendo che ai piccoli che frequentano le scuole italiane dovrebbero pensare le nostre istituzioni.
Così un gruppo di persone qualunque ha pensato di riscattare la figuraccia che la drastica decisione del sindaco del paese e dei genitori che ne avevano appoggiato la scelta (leggi) ha fatto fare alla Franciacorta e a tutta la provincia di Brescia, dividendo anche la chiesa cattolica (leggi).
http://www.quibrescia.it/index.php?/content/view/18171/1/
venerdì 30 aprile 2010
Sindaci sceriffo, solo un flop
Sindaci sceriffo, solo un flop
Inviato da redazione il Ven, 30/04/2010 - 12:30
Alessio Postiglione
FENOMENO LEGA. I primi cittadini di molti piccoli centri del nord hanno varato negli anni un lungo elenco di ordinanze che combinano l’acrimonia xenofoba con la boutade carnascialesca. Alcuni disarmanti esempi.
Più che sindaci-sceriffo, sono dei veri e propri sindacirambo. L’onda verde della Lega sommerge il profondo Nord con un mare di ordinanze e regolamenti comunali che combinano l’acrimonia xenofoba con la boutade carnascialesca. Anche se, purtroppo, c’è solo da piangere. Dalle ordinanze contro il kebab o contro i cigni, alle più tristi diffide a rom o ad extracomunitari a stanziarsi su di un territorio. Il verde di questi paesini lindi e fioriti, fra valli profumate di lavanda, stride con la cattiveria che trapela dai manifesti che gridano “Fuori dalle palle”, “Immigrati, torturarli è legittima difesa!”, “Via gli zingari”. Già. Perché all’inizio si rideva delle ordinanze di Gentilini contro i cigni, salvo poi dover riconoscere la pericolosità di un personaggio che, fra inni a sparare agli immigrati, a cacciare “i culattoni”, o ad “eliminare i bambini dei [sic] zingari”, ha fatto scuola.
L’ultimo arrivato è Danilo Lancini, sindaco di Adro, in provincia di Brescia, assurto al disonore delle cronache per la mensa vietata ai figli degli immigrati morosi. Lancini è un instancabile inventore di norme anti-immigrati; dalla residenza lunga minimo 18 anni ad Adro per accedere alle case popolari, all’infame bonustaglia per i vigili urbani; cinquecento euro per ogni clandestino catturato. Il brillante codex adrensis segue l’altra ignominiosa iniziativa del comune leghista di Coccaglio denominata, oltre ogni decenza, White Christmas. L’ordinanza che vieta la sosta in comune per “nomadi e zingari”, stata praticata a Guidizzolo, Ceresara, Bozzolo, San Giovanni del Dosso, Castelbelforte e Pomponesco; il mentore del provvedimento è stato il sindaco guidizzolese Graziano Pellizzaro, novello Beccaria. Al sindaco di Cittadella Bitonci, invece, si deve l’ordinanza che negava i certificati di residenza agli immigrati poveri. Le fervidi menti padane escogitano norme senza sosta.
Roberto Manenti, sindaco di Rovato, scrisse un’ordinanza che, nel “paese delle mille chiese”, impediva di fatto la mobilità, non solo ai musulmani, ma anche agli atei. “Vista la necessità di salvaguardare i valori cristiani dalla incessante contaminazione di altre religioni, il sindaco dispone il divieto, ai non professanti la religione cristiana, di accedere ai luoghi di culto”. Il testo sanciva un’area di sicurezza ben oltre il sagrato: 15 metri. Manenti, intanto, famoso per le ordinanze anti-prostitute, è stato condannato, in I grado, per stupro di una lucciola rumena. Per evitare le rumorose adunate sediziose degli immigrati armati di kebab, Franco Orsi, sindaco di Albisola, è giunto a vietare all’intera città il centro storico: «Nessuno potrà entrare nel centro storico dalle 3 alle 6 del mattino di tutti i sabato e domenica. Neppure i pedoni».
Il sindaco Alessandro Montagnoli di Oppeano, svestiti i panni dello sceriffo, ha vestito quelli dell’amministratore di condominio, stabilendo che, in ogni palazzo, non ci siano immigrati per più del 30%. Enzo Bortolotti, di Azzano Decimo, invece, si è buttato sulla gastronomia fusion: in paese è lecita la vendita di cous cous, kebab e pollo al curry «soltanto se accompagnati a polenta, brovada e musetto». Alla fine, anche il sindaco di una grande città, Milano, si è messo al passo con la verve valligiana.
«Abbiamo chiesto al ministro dell’Interno Roberto Maroni – ha dichiarato Letizia Moratti, lo scorso marzo - di estendere, con un decreto legge, la possibilità per la polizia di Stato di fare irruzione in un locale non solo per i reati di terrorismo o droga, ma anche di clandestinità ». L’ordinanza della Moratti obbliga, a suon di una multa da 450 euro, anche proprietari e inquilini a depositare i contratti d’affitto e a dichiarare chi occupa gli alloggi; mentre gli amministratori di condominio devono segnalare le irregolarità negli stabili. Insomma, il meccanismo normativo di delazione introdotto da quella legge che prevedeva l’obbligo (poi ritirato) dei medici di denunciare i clandestini, ora viene esteso a proprietari, inquilini e amministratori.
http://www.terranews.it/news/2010/04/sindaci-sceriffo-solo-un-flop
Inviato da redazione il Ven, 30/04/2010 - 12:30
Alessio Postiglione
FENOMENO LEGA. I primi cittadini di molti piccoli centri del nord hanno varato negli anni un lungo elenco di ordinanze che combinano l’acrimonia xenofoba con la boutade carnascialesca. Alcuni disarmanti esempi.
Più che sindaci-sceriffo, sono dei veri e propri sindacirambo. L’onda verde della Lega sommerge il profondo Nord con un mare di ordinanze e regolamenti comunali che combinano l’acrimonia xenofoba con la boutade carnascialesca. Anche se, purtroppo, c’è solo da piangere. Dalle ordinanze contro il kebab o contro i cigni, alle più tristi diffide a rom o ad extracomunitari a stanziarsi su di un territorio. Il verde di questi paesini lindi e fioriti, fra valli profumate di lavanda, stride con la cattiveria che trapela dai manifesti che gridano “Fuori dalle palle”, “Immigrati, torturarli è legittima difesa!”, “Via gli zingari”. Già. Perché all’inizio si rideva delle ordinanze di Gentilini contro i cigni, salvo poi dover riconoscere la pericolosità di un personaggio che, fra inni a sparare agli immigrati, a cacciare “i culattoni”, o ad “eliminare i bambini dei [sic] zingari”, ha fatto scuola.
L’ultimo arrivato è Danilo Lancini, sindaco di Adro, in provincia di Brescia, assurto al disonore delle cronache per la mensa vietata ai figli degli immigrati morosi. Lancini è un instancabile inventore di norme anti-immigrati; dalla residenza lunga minimo 18 anni ad Adro per accedere alle case popolari, all’infame bonustaglia per i vigili urbani; cinquecento euro per ogni clandestino catturato. Il brillante codex adrensis segue l’altra ignominiosa iniziativa del comune leghista di Coccaglio denominata, oltre ogni decenza, White Christmas. L’ordinanza che vieta la sosta in comune per “nomadi e zingari”, stata praticata a Guidizzolo, Ceresara, Bozzolo, San Giovanni del Dosso, Castelbelforte e Pomponesco; il mentore del provvedimento è stato il sindaco guidizzolese Graziano Pellizzaro, novello Beccaria. Al sindaco di Cittadella Bitonci, invece, si deve l’ordinanza che negava i certificati di residenza agli immigrati poveri. Le fervidi menti padane escogitano norme senza sosta.
Roberto Manenti, sindaco di Rovato, scrisse un’ordinanza che, nel “paese delle mille chiese”, impediva di fatto la mobilità, non solo ai musulmani, ma anche agli atei. “Vista la necessità di salvaguardare i valori cristiani dalla incessante contaminazione di altre religioni, il sindaco dispone il divieto, ai non professanti la religione cristiana, di accedere ai luoghi di culto”. Il testo sanciva un’area di sicurezza ben oltre il sagrato: 15 metri. Manenti, intanto, famoso per le ordinanze anti-prostitute, è stato condannato, in I grado, per stupro di una lucciola rumena. Per evitare le rumorose adunate sediziose degli immigrati armati di kebab, Franco Orsi, sindaco di Albisola, è giunto a vietare all’intera città il centro storico: «Nessuno potrà entrare nel centro storico dalle 3 alle 6 del mattino di tutti i sabato e domenica. Neppure i pedoni».
Il sindaco Alessandro Montagnoli di Oppeano, svestiti i panni dello sceriffo, ha vestito quelli dell’amministratore di condominio, stabilendo che, in ogni palazzo, non ci siano immigrati per più del 30%. Enzo Bortolotti, di Azzano Decimo, invece, si è buttato sulla gastronomia fusion: in paese è lecita la vendita di cous cous, kebab e pollo al curry «soltanto se accompagnati a polenta, brovada e musetto». Alla fine, anche il sindaco di una grande città, Milano, si è messo al passo con la verve valligiana.
«Abbiamo chiesto al ministro dell’Interno Roberto Maroni – ha dichiarato Letizia Moratti, lo scorso marzo - di estendere, con un decreto legge, la possibilità per la polizia di Stato di fare irruzione in un locale non solo per i reati di terrorismo o droga, ma anche di clandestinità ». L’ordinanza della Moratti obbliga, a suon di una multa da 450 euro, anche proprietari e inquilini a depositare i contratti d’affitto e a dichiarare chi occupa gli alloggi; mentre gli amministratori di condominio devono segnalare le irregolarità negli stabili. Insomma, il meccanismo normativo di delazione introdotto da quella legge che prevedeva l’obbligo (poi ritirato) dei medici di denunciare i clandestini, ora viene esteso a proprietari, inquilini e amministratori.
http://www.terranews.it/news/2010/04/sindaci-sceriffo-solo-un-flop
giovedì 29 aprile 2010
Il buongoverno della Lega è lo spot che nasconde il peggio
Il buongoverno della Lega è lo spot che nasconde il peggio
di Oreste Pivetta
L’altro giorno passavo lungo una valle alpina, una valle che era stata della Resistenza partigiana, mille secoli prima dell’eresia di Fra’ Dolcino, una valle di povere e splendide architetture, di un Calvario “illustrato” cinquecento anni fa da un eccelso scultore e pittore, Gaudenzio Ferrari. All’ingresso del paese più importante, Varallo Sesia (provincia di Vercelli), mi ha aggredito tra il verde un gigantesco cartello dove su immaginette da pessimo fumetto campeggiava un “divieto”: “No burka e niqab. No vu cumprà”. Con tanto di croce sopra. Si specificava: cinquecento euro di multa per i contravventori. In base a quale legge? Contro la Costituzione… Mi sono ricordato dei ritrattini degli ebrei, secondo i “caratteri tipici” su qualche “giornale della razza”. Con un’altra croce addosso. L’autore di quella cartellonistica stradale si chiama Gianluca Buonanno ed è il sindaco di Varallo. Alcuni anni fa inventò l’assessorato alla dieta (premiando gli anoressici), in seguito distribuì lungo le strade sagome di vigili urbani ritagliati nel legno per scoraggiare gli automobilisti impertinenti. Buonanno è un sindaco leghista, naturalmente. Lascio il Piemonte, un lato della Padania. Potrei puntare a Coccaglio (operazione White Christmas). Mi fermo ad Adro, perché nella puntata di Annozero (ne abbiamo scritto) purtroppo è andata sfumata nell’intervista al sindaco una battuta. Spiegava il sindaco: “Se vado a Roma e non mi piace, io vado via. Se a loro non piace qui, prego s’accomodino”. Logico, no? Padroni a casa nostra: fora di ball . Sono piccole orribili storie che riassumono il “buongoverno locale” del Carroccio. Attenzione: il “buongoverno” è una voce che si è diffusa, è uno spot, un luogo comune. Sono episodi, tra Varallo e Adro, che s’uniscono invece nella strategia della punizione o, peggio, della terra bruciata. In quanti film abbiamo ascoltato quella minaccia: “Ti farò pentire d’esser nato…”. La politica, il buongoverno, l’amministrazione quotidiana in una società civile, animata da una cultura (o da una religione) del rispetto umano, dovrebbero essere un’altra cosa, dovrebbero parlare un’altra lingua. Il leghista vittorioso e arrogante ha in testa che gli immigrati si pentano di essere immigrati. Nega la solidarietà, nega persino la circostanza che quegli immigrati mandano avanti fonderie o concerie (a Brescia dovrebbero saperlo), curano i vecchi e i bambini, ci assistono negli ospedali, e pagano le tasse, aiutando questo paese. Il potere logora: libera i fantasmi più neri, se non c’è opposizione politica, se non sopravvive neppure l’illusione della morale, se scompare persino la vergogna
29 aprile 2010
http://www.unita.it/news/italia/98032/il_buongoverno_della_lega_lo_spot_che_nasconde_il_peggio
di Oreste Pivetta
L’altro giorno passavo lungo una valle alpina, una valle che era stata della Resistenza partigiana, mille secoli prima dell’eresia di Fra’ Dolcino, una valle di povere e splendide architetture, di un Calvario “illustrato” cinquecento anni fa da un eccelso scultore e pittore, Gaudenzio Ferrari. All’ingresso del paese più importante, Varallo Sesia (provincia di Vercelli), mi ha aggredito tra il verde un gigantesco cartello dove su immaginette da pessimo fumetto campeggiava un “divieto”: “No burka e niqab. No vu cumprà”. Con tanto di croce sopra. Si specificava: cinquecento euro di multa per i contravventori. In base a quale legge? Contro la Costituzione… Mi sono ricordato dei ritrattini degli ebrei, secondo i “caratteri tipici” su qualche “giornale della razza”. Con un’altra croce addosso. L’autore di quella cartellonistica stradale si chiama Gianluca Buonanno ed è il sindaco di Varallo. Alcuni anni fa inventò l’assessorato alla dieta (premiando gli anoressici), in seguito distribuì lungo le strade sagome di vigili urbani ritagliati nel legno per scoraggiare gli automobilisti impertinenti. Buonanno è un sindaco leghista, naturalmente. Lascio il Piemonte, un lato della Padania. Potrei puntare a Coccaglio (operazione White Christmas). Mi fermo ad Adro, perché nella puntata di Annozero (ne abbiamo scritto) purtroppo è andata sfumata nell’intervista al sindaco una battuta. Spiegava il sindaco: “Se vado a Roma e non mi piace, io vado via. Se a loro non piace qui, prego s’accomodino”. Logico, no? Padroni a casa nostra: fora di ball . Sono piccole orribili storie che riassumono il “buongoverno locale” del Carroccio. Attenzione: il “buongoverno” è una voce che si è diffusa, è uno spot, un luogo comune. Sono episodi, tra Varallo e Adro, che s’uniscono invece nella strategia della punizione o, peggio, della terra bruciata. In quanti film abbiamo ascoltato quella minaccia: “Ti farò pentire d’esser nato…”. La politica, il buongoverno, l’amministrazione quotidiana in una società civile, animata da una cultura (o da una religione) del rispetto umano, dovrebbero essere un’altra cosa, dovrebbero parlare un’altra lingua. Il leghista vittorioso e arrogante ha in testa che gli immigrati si pentano di essere immigrati. Nega la solidarietà, nega persino la circostanza che quegli immigrati mandano avanti fonderie o concerie (a Brescia dovrebbero saperlo), curano i vecchi e i bambini, ci assistono negli ospedali, e pagano le tasse, aiutando questo paese. Il potere logora: libera i fantasmi più neri, se non c’è opposizione politica, se non sopravvive neppure l’illusione della morale, se scompare persino la vergogna
29 aprile 2010
http://www.unita.it/news/italia/98032/il_buongoverno_della_lega_lo_spot_che_nasconde_il_peggio
martedì 27 aprile 2010
I semi velenosi dei lumbard
MATTINALE di Norma Rangeri
I VESPRI
I semi velenosi dei lumbard
Si urlavano in faccia accuse di razzismo che rimbalzavano contro quelle di non rispettare le regole: mamme immigrate contro mamme italiane, avvelenate dall'aria di Adro. Le italiane difese dal sindaco leghista, le immigrate protette da Sandro Ruotolo impegnato in uno «dei collegamenti più difficili che mi sia capitato di fare» come confessava il giornalista in diretta dal paese del bresciano per la puntata di Annozero. E non si faceva fatica a credergli vedendo il clima di esasperata contrapposizione tra le donne riunite nella mensa della scuola per spiegare le loro ragioni. Una serie di servizi dal nord squadernavano la realtà sociale, sempre più diffusa, di province e paesi dove ordinanze e provvedimenti tolgono agli immigrati servizi sociali di sostegno per le mense, per lo scolabus, per la casa popolare. Negati per spingere lo straniero più in là, in un paese magari confinante dove ancora esistono amministrazioni di civile accoglienza.Fa paura la spavalda rivendicazione del sindaco di Cittadella che ha fatto la sua bella leggina per non dare la casa a un immigrato che è in Italia da 18 anni, lavoratore da 13, residente da 9, con 3 figli nati qui. Il primo cittadino ne va orgoglioso e davanti alle telecamere consiglia all'immigrato di andare a vivere in un altro comune. A dispetto di ogni logica, compresa quella delle nude cifre: 19,5 miliardi quello che gli immigrati pagano per tasse e contributi, 10,3 miliardi di euro quello che gli torna come spesa sociale, meno della metà.È l'egemonia nordista della Lega, sono i frutti dell'ideologia sommati agli effetti della crisi economica, e fuori dai cancelli della scuola di Adro, come nella mensa, a litigare sono donne, italiane e straniere, che hanno, tutte, i mariti in cassa integrazione. Quando si chiede perché non va bene se un benefattore paga le rette, le italiane provano a ripetere che «le regole vanno rispettate», poi si bloccano quando Ruotolo domanda «quali regole», come se oltre alla ripetizione del ritornello del sindaco o degli slogan letti sui manifesti del Carroccio, non sapessero cosa dire.Di fronte allo sfascio della convivenza perseguito anche la ministra Carfagna si sgancia «perché quando ci sono i bambini, i figli» non si può. Prendendo atto di una convivenza sempre più difficile con l'alleato. Ratificata ieri dalla diagnosi di Bossi: «Fini è contro il Nord, Berlusconi avrebbe dovuto sbatterlo fuori da tempo, le riforme non si faranno e noi saremo soli senza Berlusconi».
nrangeri@ilmanifesto.it
http://www.ilmanifesto.it/il-manifesto/argomenti/numero/20100424/pagina/10/pezzo/276832/
I VESPRI
I semi velenosi dei lumbard
Si urlavano in faccia accuse di razzismo che rimbalzavano contro quelle di non rispettare le regole: mamme immigrate contro mamme italiane, avvelenate dall'aria di Adro. Le italiane difese dal sindaco leghista, le immigrate protette da Sandro Ruotolo impegnato in uno «dei collegamenti più difficili che mi sia capitato di fare» come confessava il giornalista in diretta dal paese del bresciano per la puntata di Annozero. E non si faceva fatica a credergli vedendo il clima di esasperata contrapposizione tra le donne riunite nella mensa della scuola per spiegare le loro ragioni. Una serie di servizi dal nord squadernavano la realtà sociale, sempre più diffusa, di province e paesi dove ordinanze e provvedimenti tolgono agli immigrati servizi sociali di sostegno per le mense, per lo scolabus, per la casa popolare. Negati per spingere lo straniero più in là, in un paese magari confinante dove ancora esistono amministrazioni di civile accoglienza.Fa paura la spavalda rivendicazione del sindaco di Cittadella che ha fatto la sua bella leggina per non dare la casa a un immigrato che è in Italia da 18 anni, lavoratore da 13, residente da 9, con 3 figli nati qui. Il primo cittadino ne va orgoglioso e davanti alle telecamere consiglia all'immigrato di andare a vivere in un altro comune. A dispetto di ogni logica, compresa quella delle nude cifre: 19,5 miliardi quello che gli immigrati pagano per tasse e contributi, 10,3 miliardi di euro quello che gli torna come spesa sociale, meno della metà.È l'egemonia nordista della Lega, sono i frutti dell'ideologia sommati agli effetti della crisi economica, e fuori dai cancelli della scuola di Adro, come nella mensa, a litigare sono donne, italiane e straniere, che hanno, tutte, i mariti in cassa integrazione. Quando si chiede perché non va bene se un benefattore paga le rette, le italiane provano a ripetere che «le regole vanno rispettate», poi si bloccano quando Ruotolo domanda «quali regole», come se oltre alla ripetizione del ritornello del sindaco o degli slogan letti sui manifesti del Carroccio, non sapessero cosa dire.Di fronte allo sfascio della convivenza perseguito anche la ministra Carfagna si sgancia «perché quando ci sono i bambini, i figli» non si può. Prendendo atto di una convivenza sempre più difficile con l'alleato. Ratificata ieri dalla diagnosi di Bossi: «Fini è contro il Nord, Berlusconi avrebbe dovuto sbatterlo fuori da tempo, le riforme non si faranno e noi saremo soli senza Berlusconi».
nrangeri@ilmanifesto.it
http://www.ilmanifesto.it/il-manifesto/argomenti/numero/20100424/pagina/10/pezzo/276832/
Gli scenari sono foschi
Gli scenari sono foschi
La componente più pericolosa della destra italiana è oggi rappresentata dalla Lega Nord che, dopo 20 anni di propaganda razzista, secessionista, antitaliana, ha plasmato così profondamente la mentalità dei cittadini del nord, che ti ritrovi le mamme di Adro, paese del bresciano, dove alcuni bambini immigrati erano stati lasciati a digiuno dalla mensa scolastica per morosità dei genitori, pronte ad assalire le mamme dei bambini immigrati che protestavano per l’accaduto.
Mi hanno immediatamente ricordato i cartelli inalberati negli USA con la scritta: “no socialism”, contro la riforma sanitaria di Obama che estendeva a 30 milioni di americani l’assistenza medica di cui erano privi.
Persone di questa disumanità e di questo egoismo sono pronte per il fascismo, comunque mascherato, e non sentono dai preti del cattolicissimo nord nessuna condanna definitiva, anzi i leghisti ricevono l’appoggio elettorale del Vaticano.
La strategia di Bossi di eccitare gli animi parlando di lotta armata, di gente padana che non ne può più di mantenere il Sud, di comandare a casa propria, di rispedire i neri a casa loro, di secessione, di fare da soli, di ronde, di insulti alla bandiera, evocando ogni peggiore egoismo e aggressività, non è cosa che possa essere facilmente contenuta. In presenza di un fallimento della concessione federalista (venuto meno l’appoggio di Fini) la situazione potrebbe degenerare.
Il cesarismo berlusconiano, pur pericoloso per la continua delegittimazione delle istituzioni, in particolare quelle delegate alla giustizia, appare fenomeno meno pericoloso per la nostra democrazia rispetto alla Lega Nord. L’attuale PDL esploderà con la fine di Berlusconi e il fenomeno di concentrazione di potere mediatico e politico appare irripetibile.
Se la terza componente della destra, quella finiana, farà mancare i numeri per il federalismo, è molto probabile che si apra una crisi fra Berlusconi e Bossi, già oggi più competitori che alleati.
E’ uno scenario di fallimento del governo di destra, reso più difficile dal fatto che non vi è una opposizione unita e in grado di approfittare di queste divisioni degli avversari.
Mi sbaglierò, ma uno degli scenari possibili, nel caso di una Lega sul sentiero di guerra secessionista, può essere quello dell’incontro tra Berlusconi e il PD, (ex democristiani ed ex comunisti si mettono sempre d’accordo), per un governo di unità nazionale.
D’Alema e Berlusconi potrebbero sostenersi a vicenda sul viale del loro tramonto, e magari passare alla storia come statisti che hanno evitato la divisione dell’Italia, e non come artefici, rispettivamente, della demolizione della sinistra e della demolizione della democrazia con P2, televisioni e miliardi.
http://www.agoravox.it/Gli-scenari-sono-foschi.html
La componente più pericolosa della destra italiana è oggi rappresentata dalla Lega Nord che, dopo 20 anni di propaganda razzista, secessionista, antitaliana, ha plasmato così profondamente la mentalità dei cittadini del nord, che ti ritrovi le mamme di Adro, paese del bresciano, dove alcuni bambini immigrati erano stati lasciati a digiuno dalla mensa scolastica per morosità dei genitori, pronte ad assalire le mamme dei bambini immigrati che protestavano per l’accaduto.
Mi hanno immediatamente ricordato i cartelli inalberati negli USA con la scritta: “no socialism”, contro la riforma sanitaria di Obama che estendeva a 30 milioni di americani l’assistenza medica di cui erano privi.
Persone di questa disumanità e di questo egoismo sono pronte per il fascismo, comunque mascherato, e non sentono dai preti del cattolicissimo nord nessuna condanna definitiva, anzi i leghisti ricevono l’appoggio elettorale del Vaticano.
La strategia di Bossi di eccitare gli animi parlando di lotta armata, di gente padana che non ne può più di mantenere il Sud, di comandare a casa propria, di rispedire i neri a casa loro, di secessione, di fare da soli, di ronde, di insulti alla bandiera, evocando ogni peggiore egoismo e aggressività, non è cosa che possa essere facilmente contenuta. In presenza di un fallimento della concessione federalista (venuto meno l’appoggio di Fini) la situazione potrebbe degenerare.
Il cesarismo berlusconiano, pur pericoloso per la continua delegittimazione delle istituzioni, in particolare quelle delegate alla giustizia, appare fenomeno meno pericoloso per la nostra democrazia rispetto alla Lega Nord. L’attuale PDL esploderà con la fine di Berlusconi e il fenomeno di concentrazione di potere mediatico e politico appare irripetibile.
Se la terza componente della destra, quella finiana, farà mancare i numeri per il federalismo, è molto probabile che si apra una crisi fra Berlusconi e Bossi, già oggi più competitori che alleati.
E’ uno scenario di fallimento del governo di destra, reso più difficile dal fatto che non vi è una opposizione unita e in grado di approfittare di queste divisioni degli avversari.
Mi sbaglierò, ma uno degli scenari possibili, nel caso di una Lega sul sentiero di guerra secessionista, può essere quello dell’incontro tra Berlusconi e il PD, (ex democristiani ed ex comunisti si mettono sempre d’accordo), per un governo di unità nazionale.
D’Alema e Berlusconi potrebbero sostenersi a vicenda sul viale del loro tramonto, e magari passare alla storia come statisti che hanno evitato la divisione dell’Italia, e non come artefici, rispettivamente, della demolizione della sinistra e della demolizione della democrazia con P2, televisioni e miliardi.
http://www.agoravox.it/Gli-scenari-sono-foschi.html
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Giovedi 22 Aprile 2010 :: ore 13:43
Dal Congo 700 euro per i bambini di Adro
Ricordate Adro e il comune che ha sospeso la mensa ai bambini delle famiglie morose? Beh, oltre al «magico» benefattore autoctono, per pagare la retta della mensa è giunta al Comune anche un’offerta di 700 euro addirittura dal Congo. A inviarli è padre Giovanni Piumatti, sacerdote comboniano, da anni impegnato nel paese africano in una missione che sfama ogni giorno 900 persone. Ha inviato una e mail con la promessa che presto verserà la somma «per aiutare uno dei bimbi che rischiano il digiuno». L’offerta suona come un gentile rimprovero all’indifferenza verso i più deboli che si cela dietro il burocratico rispetto delle regole. La vicenda di Adro ha abbondantemente superato i confini nazionali: «Inviamo un contributo per pagare la mensa per un anno ad uno dei tuoi-nostri bambini—si legge nella missiva di padre Giovanni — Sono soldi che molti amici dall’Italia ci danno per l’Africa. Conoscendo bene i nostri amici sono sicuro che saranno contenti se ne invio una fetta lì, perché anche loro vogliono un mondo diverso: un mondo fatto più di ponti che di barriere. A Brescia mi legano alcuni parenti e soprattutto padre Maggioni – continua padre Piumatti – il primo bell’esempio di missionario conosciuto in Congo. Senza dimenticare gli amici dentisti, quelli dello ‘smile mission’, che ci hanno costruito tre studi-laboratorio e vengono regolarmente a prestar servizio. Poi Marcello, vigile urbano, che le sue vacanze le ha fatte nel nostro villaggio come volontario. Ci sono tante ‘perle’ anche da voi e il benefattore di Adro né è l’esempio più fervido. Sono sicuro che i miei ragazzi saranno fieri di questo gesto, come gli amici che ci hanno dato questi soldi come pegno di solidarietà e di giustizia. Anche a Adro un piatto caldo può regalare un sorriso a un bambino…».
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Fonte: www.liberazione.it
http://www.carta.org/news/67961
Dal Congo 700 euro per i bambini di Adro
Ricordate Adro e il comune che ha sospeso la mensa ai bambini delle famiglie morose? Beh, oltre al «magico» benefattore autoctono, per pagare la retta della mensa è giunta al Comune anche un’offerta di 700 euro addirittura dal Congo. A inviarli è padre Giovanni Piumatti, sacerdote comboniano, da anni impegnato nel paese africano in una missione che sfama ogni giorno 900 persone. Ha inviato una e mail con la promessa che presto verserà la somma «per aiutare uno dei bimbi che rischiano il digiuno». L’offerta suona come un gentile rimprovero all’indifferenza verso i più deboli che si cela dietro il burocratico rispetto delle regole. La vicenda di Adro ha abbondantemente superato i confini nazionali: «Inviamo un contributo per pagare la mensa per un anno ad uno dei tuoi-nostri bambini—si legge nella missiva di padre Giovanni — Sono soldi che molti amici dall’Italia ci danno per l’Africa. Conoscendo bene i nostri amici sono sicuro che saranno contenti se ne invio una fetta lì, perché anche loro vogliono un mondo diverso: un mondo fatto più di ponti che di barriere. A Brescia mi legano alcuni parenti e soprattutto padre Maggioni – continua padre Piumatti – il primo bell’esempio di missionario conosciuto in Congo. Senza dimenticare gli amici dentisti, quelli dello ‘smile mission’, che ci hanno costruito tre studi-laboratorio e vengono regolarmente a prestar servizio. Poi Marcello, vigile urbano, che le sue vacanze le ha fatte nel nostro villaggio come volontario. Ci sono tante ‘perle’ anche da voi e il benefattore di Adro né è l’esempio più fervido. Sono sicuro che i miei ragazzi saranno fieri di questo gesto, come gli amici che ci hanno dato questi soldi come pegno di solidarietà e di giustizia. Anche a Adro un piatto caldo può regalare un sorriso a un bambino…».
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Se il vizio sale sullo scuolabus
il caso dei bambini appiedati
Se il vizio sale sullo scuolabus
Certo, la Svizzera non ci piace. Troppo precisi, troppo puntuali. Solo cioccolato, orologi e formaggio coi buchi. Tanti soldi e tanta noia. Qui da noi invece ci si diverte. Tutto è possibile, il massimo della bellezza e della perfezione, gli abissi della depravazione e dell’inefficienza, tutto e il contrario di tutto. Qui gran parte della popolazione non paga le tasse e considera un merito il riuscirvi, però c’è anche chi si danna a fare il suo dovere fino in fondo. Da noi la stessa pratica può incagliarsi negli uffici e restare inevasa per anni, oppure essere sbrigata nel giro di pochi minuti. Chi ruba delle mele viene processato e messo in galera e chi ammazza o si appropria di miliardi o non viene identificato o viene perdonato. È possibile avere incarichi di grandissima responsabilità senza alcuna preparazione specifica e intanto i laureati vanno a lavorare nei call center. Infine - come è capitato in questi giorni dalle nostre parti - ci si stupisce perché chi non paga lo scuolabus viene lasciato per terra, come se fosse normale viaggiare gratis. Paese strano questo nostro, dove il limite tra il bene e il male è oggetto di contese e cortine fumogene continue e pochi capiscono che, in realtà, dove tutto è possibile, nulla diventa veramente possibile. Così mentre a Verona i bambini non in regola con il pagamento dello scuolabus venivano lasciati a terra, ad Adro (provincia di Brescia) un anonimo imprenditore tirava fuori di tasca propria oltre diecimila euro per pagare i debiti di alcune famiglie che non avevano onorato da tempo le rate della mensa scolastica. Due facce della stessa medaglia. E proprio mentre ad Adro molti genitori si scagliavano contro il benefattore, che secondo loro incentivava i «furbi», a Verona arrivavano le truppe della Rai e di Santoro, per spiegarci quanto sono cattivi quelli che non fanno salire i bambini sul bus. Chi fa del bene viene additato come un malfattore e chi non paga riceve l’aureola del martirio. Certo anche noi sappiamo che la realtà è molto più sfumata, che non c’è solo il bianco e il nero, che i sentimenti degli uomini sono complessi e spesso imperscrutabili. Ma bisognerebbe darsi qualche punto fermo. Rubare resta un reato, non diventa una virtù anche se lo faccio per la mia famiglia o per altre lodevoli finalità. A chi non dispiace il solo pensiero di vedere dei bambini lasciati giù dall’autobus della scuola per colpe non loro? Di questo però siamo tutti responsabili. Il piccolo scuolabus veronese c’entra con tutti noi, c’entra con la gestione della politica, con il comportamento di quelli che dovrebbero tutelare l’interesse pubblico e non lo fanno. Tutte cose normali, in un paese normale. Invece da noi tutti di qua, tutti di là, gli uni contro gli altri armati e nessuno che voglia ammettere che sono le nostre piccole deviazioni dalla regola generale a consentire le grandi violazioni. Non vogliamo diventare svizzeri, però una vita meno imprevedibile non ci dispiacerebbe.
Sergio Noto
24 aprile 2010
http://corrieredelveneto.corriere.it/veneto/notizie/cronaca/2010/24-aprile-2010/se-vizio-sale-scuolabus-1602895532554.shtml
Se il vizio sale sullo scuolabus
Certo, la Svizzera non ci piace. Troppo precisi, troppo puntuali. Solo cioccolato, orologi e formaggio coi buchi. Tanti soldi e tanta noia. Qui da noi invece ci si diverte. Tutto è possibile, il massimo della bellezza e della perfezione, gli abissi della depravazione e dell’inefficienza, tutto e il contrario di tutto. Qui gran parte della popolazione non paga le tasse e considera un merito il riuscirvi, però c’è anche chi si danna a fare il suo dovere fino in fondo. Da noi la stessa pratica può incagliarsi negli uffici e restare inevasa per anni, oppure essere sbrigata nel giro di pochi minuti. Chi ruba delle mele viene processato e messo in galera e chi ammazza o si appropria di miliardi o non viene identificato o viene perdonato. È possibile avere incarichi di grandissima responsabilità senza alcuna preparazione specifica e intanto i laureati vanno a lavorare nei call center. Infine - come è capitato in questi giorni dalle nostre parti - ci si stupisce perché chi non paga lo scuolabus viene lasciato per terra, come se fosse normale viaggiare gratis. Paese strano questo nostro, dove il limite tra il bene e il male è oggetto di contese e cortine fumogene continue e pochi capiscono che, in realtà, dove tutto è possibile, nulla diventa veramente possibile. Così mentre a Verona i bambini non in regola con il pagamento dello scuolabus venivano lasciati a terra, ad Adro (provincia di Brescia) un anonimo imprenditore tirava fuori di tasca propria oltre diecimila euro per pagare i debiti di alcune famiglie che non avevano onorato da tempo le rate della mensa scolastica. Due facce della stessa medaglia. E proprio mentre ad Adro molti genitori si scagliavano contro il benefattore, che secondo loro incentivava i «furbi», a Verona arrivavano le truppe della Rai e di Santoro, per spiegarci quanto sono cattivi quelli che non fanno salire i bambini sul bus. Chi fa del bene viene additato come un malfattore e chi non paga riceve l’aureola del martirio. Certo anche noi sappiamo che la realtà è molto più sfumata, che non c’è solo il bianco e il nero, che i sentimenti degli uomini sono complessi e spesso imperscrutabili. Ma bisognerebbe darsi qualche punto fermo. Rubare resta un reato, non diventa una virtù anche se lo faccio per la mia famiglia o per altre lodevoli finalità. A chi non dispiace il solo pensiero di vedere dei bambini lasciati giù dall’autobus della scuola per colpe non loro? Di questo però siamo tutti responsabili. Il piccolo scuolabus veronese c’entra con tutti noi, c’entra con la gestione della politica, con il comportamento di quelli che dovrebbero tutelare l’interesse pubblico e non lo fanno. Tutte cose normali, in un paese normale. Invece da noi tutti di qua, tutti di là, gli uni contro gli altri armati e nessuno che voglia ammettere che sono le nostre piccole deviazioni dalla regola generale a consentire le grandi violazioni. Non vogliamo diventare svizzeri, però una vita meno imprevedibile non ci dispiacerebbe.
Sergio Noto
24 aprile 2010
http://corrieredelveneto.corriere.it/veneto/notizie/cronaca/2010/24-aprile-2010/se-vizio-sale-scuolabus-1602895532554.shtml
Il falso nemico
27 aprile 2010
http://www.unita.it/rubriche/Oppo/97924
di Maria Novella Oppo
Da quando Berlusconi è «sceso in campo», il 25 Aprile in tv è diventato una fiction ad personam. Stavolta il premier ha interpretato il ruolo di presidente della Repubblica e ha mandato la cassetta a tutte le tv. Ma la parola Liberazione non è proprio riuscito a pronunciarla. Nello stesso giorno, Fini ha girato un altro film, nel ruolo di capo della destra liberale, che purtroppo da noi non esiste. Praticamente, le uniche a restare nei loro panni in tv sono state Luciana Littizzetto, con il suo esplosivo realismo e Milena Gabanelli con la sua esplosiva realtà. Report ci ha infatti dimostrato che incredibilmente, l’Inps è in attivo. Merito dei lavoratori stranieri, che rinsanguano le casse e contribuiscono a pagare le nostre pensioni. Il sindaco di Adro e gli altri razzisti del suo stampo fanno finta di non saperlo per continuare a costruire un nemico, da additare agli italiani che i governi a traino leghista hanno reso precari, cassintegrati e disoccupati.27 aprile 2010
http://www.unita.it/rubriche/Oppo/97924
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Mensa di Adro. La stampa francese plaude al nuovo Robin Hood e il sindaco contrattacca
Mensa di Adro. La stampa francese plaude al nuovo Robin Hood e il sindaco contrattacca
Il corrispondente in Italia del giornale francese Le Monde magazine ha presentato l'imprenditore Silvano Lancini di Adro, che ha saldato di tasca propria i debiti degli alunni in arretrato con i pagamenti della mensa scolastica, come Il Robin Hood della Lombardia.
Un titolo e un servizio che certamente non faranno piacere al sindaco di Adro e alla Lega che proprio in questi giorni hanno preso posizione congiuntamente con un comunicato stampa nel quale si dicono stupiti ed amareggiati di come per denigrare la Lega, in un momento politico in cui raccoglie consensi, si arrivi a far apparire un intero paese, come Adro (Brescia), come espressione di una comunità razzista.
Colpevoli di questa denigrazione sarebbe la campagna mediatica relativa alla mensa scolastica.
"Le nostre sono comunità socialmente sane e con grandi e riconosciute capacità di accoglienza ed integrazione che certamente non sono minimamente sfiorate da istinti razzisti seppure in presenza di un grande numero di immigrati presenti sul nostro territorio" hanno dichiarato il sindaco Oscar Lancini e il deputato leghista Raffaele Volpi".
Per quanto riguarda la mensa scolastica, gli esponenti della Lega hanno dichiarato che il Comune ha continuato a contribuire per la sua quota a sovvenzionare il servizio individuale di tutti gli scolari e continuerà.
tuttoscuola.com
lunedì 26 aprile 2010
Il corrispondente in Italia del giornale francese Le Monde magazine ha presentato l'imprenditore Silvano Lancini di Adro, che ha saldato di tasca propria i debiti degli alunni in arretrato con i pagamenti della mensa scolastica, come Il Robin Hood della Lombardia.
Un titolo e un servizio che certamente non faranno piacere al sindaco di Adro e alla Lega che proprio in questi giorni hanno preso posizione congiuntamente con un comunicato stampa nel quale si dicono stupiti ed amareggiati di come per denigrare la Lega, in un momento politico in cui raccoglie consensi, si arrivi a far apparire un intero paese, come Adro (Brescia), come espressione di una comunità razzista.
Colpevoli di questa denigrazione sarebbe la campagna mediatica relativa alla mensa scolastica.
"Le nostre sono comunità socialmente sane e con grandi e riconosciute capacità di accoglienza ed integrazione che certamente non sono minimamente sfiorate da istinti razzisti seppure in presenza di un grande numero di immigrati presenti sul nostro territorio" hanno dichiarato il sindaco Oscar Lancini e il deputato leghista Raffaele Volpi".
Per quanto riguarda la mensa scolastica, gli esponenti della Lega hanno dichiarato che il Comune ha continuato a contribuire per la sua quota a sovvenzionare il servizio individuale di tutti gli scolari e continuerà.
tuttoscuola.com
lunedì 26 aprile 2010
domenica 25 aprile 2010
«Viva Santoro che mi attacca. Così mi fa vincere le elezioni»
«Viva Santoro che mi attacca. Così mi fa vincere le elezioni»
di Paola Setti
Oscar Lancini, sindaco di Adro. Razzista.
«E pedofilo».
È outing?
«È quello che c’era scritto sui volantini di un centro sociale sequestrati stamattina dai carabinieri».
«Mai vista tanta intolleranza» ha detto Sandro Ruotolo l’altra sera.
«La puntata di Annozero era confezionata apposta per dipingerci come razzisti, col solo obiettivo di attaccare la Lega».
Lei ci ha messo del suo. Infatti non è che da studio le sia giunta grande solidarietà anche dal centrodestra.
«Della Vedova è finiano».
Il ministro Carfagna no, e ha condannato certe «politiche discriminatorie».
«L’ho chiamata per chiederle spiegazioni».E che le ha detto?«Che mi richiama la settimana prossima».
Campa cavallo.
«La capisco, si è basata sui servizi televisivi, tutti di sinistra».
Servizi di parte o no, lei ha rivendicato che nel suo programma c’è scritto: «Prima i nostri, poi anche gli altri».
«Fra uno arrivato ieri e la nonna di 90 anni che non sbarca il lunario prima aiuto la nonna, che ha contribuito a far crescere il mio paese e tramandato le nostre tradizioni...».
E fra un cinquantenne di Adro e uno marocchino?
«Ovvio che aiuto l’italiano».
Ha ragione Santoro, lei è razzista.
«Lunga vita a Santoro, attaccandoci ci va vincere le elezioni».
Gira una battuta: caccia all’Adro.
«Appunto. Comunque chi ha la cittadinanza è uguale agli altri. Ma lei cara giornalista lo sa perché c’è gente che dopo vent’anni la cittadinanza non ce l’ha?».
Perché è costretta a lavorare in nero, magari.
«No, perché ha la fedina penale sporca. Comprano case e auto facendo gli operai. Come fanno?»
Tutti spacciatori, quelli che non hanno pagato la mensa.
«Dico solo che per chi è in regola gli aiuti del Comune ci sono, dimostrati da atti pubblici. Nessun bambino è rimasto senza cibo e ci siamo raccomandati che fossero scongiurati episodi mortificanti».
Il benefattore si chiama come lei, Salvatore Lancini.
«Tengo a precisare che non è mio parente. E poi quale benefattore: si è fatto pubblicità, o sarebbe rimasto anonimo».
Dice che Adro «sposta l’asticella dell’intolleranza di un passo all’anno».
«C’è un detto qui: laurà per la ciesa de Ader. Significa...».
Lavorare per la chiesa di Adro, cioè a gratis.
«E per tutti. E poi senta. Se vado a Roma dove si cena alle 22 non chiedo di cenare alle 19 come ad Adro».
Roma è ancora in Italia, sindaco.
«Se vado in Marocco mangio cous cous, non salame. Chi viene qui deve rispettare le nostre leggi e le nostre radici. Se integrazione è farci imporre le loro, allora sono fiero di essere razzista e glielo dico fuori dai denti».
domenica 25 aprile 2010, 08:00
http://www.ilgiornale.it/interni/viva_santoro_che_mi_attacca_cosi_mi_fa_vincere_elezioni/25-04-2010/articolo-id=440401-page=0-comments=1
di Paola Setti
Oscar Lancini, sindaco di Adro. Razzista.
«E pedofilo».
È outing?
«È quello che c’era scritto sui volantini di un centro sociale sequestrati stamattina dai carabinieri».
«Mai vista tanta intolleranza» ha detto Sandro Ruotolo l’altra sera.
«La puntata di Annozero era confezionata apposta per dipingerci come razzisti, col solo obiettivo di attaccare la Lega».
Lei ci ha messo del suo. Infatti non è che da studio le sia giunta grande solidarietà anche dal centrodestra.
«Della Vedova è finiano».
Il ministro Carfagna no, e ha condannato certe «politiche discriminatorie».
«L’ho chiamata per chiederle spiegazioni».E che le ha detto?«Che mi richiama la settimana prossima».
Campa cavallo.
«La capisco, si è basata sui servizi televisivi, tutti di sinistra».
Servizi di parte o no, lei ha rivendicato che nel suo programma c’è scritto: «Prima i nostri, poi anche gli altri».
«Fra uno arrivato ieri e la nonna di 90 anni che non sbarca il lunario prima aiuto la nonna, che ha contribuito a far crescere il mio paese e tramandato le nostre tradizioni...».
E fra un cinquantenne di Adro e uno marocchino?
«Ovvio che aiuto l’italiano».
Ha ragione Santoro, lei è razzista.
«Lunga vita a Santoro, attaccandoci ci va vincere le elezioni».
Gira una battuta: caccia all’Adro.
«Appunto. Comunque chi ha la cittadinanza è uguale agli altri. Ma lei cara giornalista lo sa perché c’è gente che dopo vent’anni la cittadinanza non ce l’ha?».
Perché è costretta a lavorare in nero, magari.
«No, perché ha la fedina penale sporca. Comprano case e auto facendo gli operai. Come fanno?»
Tutti spacciatori, quelli che non hanno pagato la mensa.
«Dico solo che per chi è in regola gli aiuti del Comune ci sono, dimostrati da atti pubblici. Nessun bambino è rimasto senza cibo e ci siamo raccomandati che fossero scongiurati episodi mortificanti».
Il benefattore si chiama come lei, Salvatore Lancini.
«Tengo a precisare che non è mio parente. E poi quale benefattore: si è fatto pubblicità, o sarebbe rimasto anonimo».
Dice che Adro «sposta l’asticella dell’intolleranza di un passo all’anno».
«C’è un detto qui: laurà per la ciesa de Ader. Significa...».
Lavorare per la chiesa di Adro, cioè a gratis.
«E per tutti. E poi senta. Se vado a Roma dove si cena alle 22 non chiedo di cenare alle 19 come ad Adro».
Roma è ancora in Italia, sindaco.
«Se vado in Marocco mangio cous cous, non salame. Chi viene qui deve rispettare le nostre leggi e le nostre radici. Se integrazione è farci imporre le loro, allora sono fiero di essere razzista e glielo dico fuori dai denti».
domenica 25 aprile 2010, 08:00
http://www.ilgiornale.it/interni/viva_santoro_che_mi_attacca_cosi_mi_fa_vincere_elezioni/25-04-2010/articolo-id=440401-page=0-comments=1
sabato 24 aprile 2010
La piazza dei più forti
La piazza dei più forti
di Toni Jop
Brutto segno quando una piazza vota Barabba. Piena solidarietà al povero Ruotolo che, l’altra sera ad Anno Zero, gettava la spugna di fronte alla platea che inveiva contro chi aveva voluto pagare le rette per la mensa di bimbi con famiglie «insolventi». Ad Adro. Non ci strapperemo le vesti, ma occorre parlare con quella gente, pazientemente spiegare, far capire che perfino in questa Italia la vendetta non è la soluzione. Vuol dire sottrarre quei cittadini alla monocultura del cinismo leghista. Ma resta un brutto segno, qualcosa di più di un campanello di allarme. Uno choc per chi ha comunque sempre identificato nelle piazze inquadrate dalla tv degli squarci di sofferenza non velata che chiede comprensione, giustizia, uguaglianza. Senza i doppi messaggi che avvelenano spesso le posizioni di singoli e politici ospiti dei salotti televisivi. Questa volta, il rito dello show è stato infranto, la piazza ha inviato bagliori sinistri, riflessi di un abbandono esasperato alle logiche del più forte. Pietà l’è morta.
24 aprile 2010
http://www.unita.it/news/toni_jop/97809/la_piazza_dei_pi_forti
di Toni Jop
Brutto segno quando una piazza vota Barabba. Piena solidarietà al povero Ruotolo che, l’altra sera ad Anno Zero, gettava la spugna di fronte alla platea che inveiva contro chi aveva voluto pagare le rette per la mensa di bimbi con famiglie «insolventi». Ad Adro. Non ci strapperemo le vesti, ma occorre parlare con quella gente, pazientemente spiegare, far capire che perfino in questa Italia la vendetta non è la soluzione. Vuol dire sottrarre quei cittadini alla monocultura del cinismo leghista. Ma resta un brutto segno, qualcosa di più di un campanello di allarme. Uno choc per chi ha comunque sempre identificato nelle piazze inquadrate dalla tv degli squarci di sofferenza non velata che chiede comprensione, giustizia, uguaglianza. Senza i doppi messaggi che avvelenano spesso le posizioni di singoli e politici ospiti dei salotti televisivi. Questa volta, il rito dello show è stato infranto, la piazza ha inviato bagliori sinistri, riflessi di un abbandono esasperato alle logiche del più forte. Pietà l’è morta.
24 aprile 2010
http://www.unita.it/news/toni_jop/97809/la_piazza_dei_pi_forti
L'Italia si è fermata ad Adro
L’Italia si è fermata ad Adro
di Moni Ovadia
La rappresentazione che giovedì sera è andata in onda su Anno Zero, la trasmissione di Rai2 condotta da Michele Santoro, è lo spaccato di un Paese desolante. La civiltà costituzionale è implosa nel becerume qualunquista grazie all’opera di una destra populista e padronale, mentre gran parte dell’opposizione belava flebilmente o stava alla finestra. La vicenda di Adro, paese del bresciano in cui ha avuto luogo la squallida storia della mensa scolastica negata per ragioni di morosità, è indicatore di un clima rabbioso, ammorbato da xenofobia e razzismo travestiti da buon senso, in cui perfino la solidarietà critica di un imprenditore elettore della destra è indicata come pericolosa sovversione di uno che non sta al suo posto. Tutto accade mentre si consuma la prima ribellione al monolitismo berlusconiano da parte del presidente della Camera Gianfranco Fini. I rappresentanti della destra presenti nello studio di Santoro, la puntigliosa ministra alle Pari opportunità Mara Carfagna e il civile parlamentare Benedetto della Vedova sono commoventi nell’interpretazione della destra “per bene” mentre il governo di cui fanno parte, in solido con la Lega, devasta il tessuto sociale e umano del Bel Paese e fa a pezzi quello straccio di buon nome che l’Italia conservava come eredità, per altro equivoca, di un posto di brava gente. L’humus tossico di intolleranza che proveniva da Adro tracimava nello studio e nelle nostre case disarmate interrotto dalla voce civile di qualche persona degna di quel paese e da voci intelligenti in studio. E anche i trentenni del Pd Serracchiani, Civati e Renzi hanno fatto percepire il respiro di un’altra Italia, l’Italia umana. Forse non tutto è perduto.
24 aprile 2010
http://www.unita.it/news/moni_ovadia/97824/litalia_si_fermata_ad_adro
di Moni Ovadia
La rappresentazione che giovedì sera è andata in onda su Anno Zero, la trasmissione di Rai2 condotta da Michele Santoro, è lo spaccato di un Paese desolante. La civiltà costituzionale è implosa nel becerume qualunquista grazie all’opera di una destra populista e padronale, mentre gran parte dell’opposizione belava flebilmente o stava alla finestra. La vicenda di Adro, paese del bresciano in cui ha avuto luogo la squallida storia della mensa scolastica negata per ragioni di morosità, è indicatore di un clima rabbioso, ammorbato da xenofobia e razzismo travestiti da buon senso, in cui perfino la solidarietà critica di un imprenditore elettore della destra è indicata come pericolosa sovversione di uno che non sta al suo posto. Tutto accade mentre si consuma la prima ribellione al monolitismo berlusconiano da parte del presidente della Camera Gianfranco Fini. I rappresentanti della destra presenti nello studio di Santoro, la puntigliosa ministra alle Pari opportunità Mara Carfagna e il civile parlamentare Benedetto della Vedova sono commoventi nell’interpretazione della destra “per bene” mentre il governo di cui fanno parte, in solido con la Lega, devasta il tessuto sociale e umano del Bel Paese e fa a pezzi quello straccio di buon nome che l’Italia conservava come eredità, per altro equivoca, di un posto di brava gente. L’humus tossico di intolleranza che proveniva da Adro tracimava nello studio e nelle nostre case disarmate interrotto dalla voce civile di qualche persona degna di quel paese e da voci intelligenti in studio. E anche i trentenni del Pd Serracchiani, Civati e Renzi hanno fatto percepire il respiro di un’altra Italia, l’Italia umana. Forse non tutto è perduto.
24 aprile 2010
http://www.unita.it/news/moni_ovadia/97824/litalia_si_fermata_ad_adro
Adro diviso dopo la diretta tv
Adro diviso dopo la diretta tv
LA MENSA CONTESTATA. Oltre cinque milioni di telespettatori hanno visto l'altra sera «Annozero» in collegamento dal paese della Franciacorta
Il sindaco: «Vergognoso, tutta una montatura» Ma c'è chi critica: «Troppe urla, che figura!» e le madri della contesa tornano a salutarsi a scuola
24/04/2010
Adro. Michele Santoro ieri mattina avrà sorriso buttando un occhio all'auditel: «Annozero» giovedì sera è stato visto da 5 milioni e 844 mila telespettatori, share al 23,89 per cento. Un trionfo che ha sbaragliato sia la «Donna detective» di Rai Uno che i «Ris-Roma» di Canale 5. Ad Adro, il giorno dopo la diretta dalla mensa, dopo le urla, le accuse, gli strepiti che hanno fatto il giro d'Italia allargando ulteriormente i confini della disputa su quei bambini lasciati senza pasto perchè le famiglie non pagavano, si sorride un po' meno. Su entrambi i fronti: chi difende la scelta di escludere i bimbi dalla mensa e si sente offeso dalle parole dell'anonimo benefattore, accusa la tv di strumentalizzazioni; chi sta dalla parte opposta o, semplicemente, è più moderato nei termini osserva come tanta bagarre non ha giovato a nessuno, nè ad un dibattito approfondito, nè tantomento all'immagine del paese.
«NON MI SAREI mai attesa un simile clima, tanto più che tutto si era già risolto» ha ammesso quasi spaventata l'altra sera all'uscita dalla diretta Paola Paiola, l'odontoiatra di Gavardo, segretaria di «Smile mission» ed emissaria in Franciacorta per il missionario che dal Congo aveva donato 600 euro alla mensa.
Graziella Giuseppina Paganotti, presidente dell'associazione che gestisce la refezione e contestata duramente in diretta nazionale, non ha dubbi: «Ho ricevuto decine di telefonate da mezza Italia e tutte univoche. Chi ha visto la trasmissione ha avuto modo di farsi un'idea: ringrazio la dottoressa Paiola, che in mattinata ha versato la retta di un bimbo per un anno e per la solidarietà che ci ha dato».
«È una vergogna - rilancia invece Oscar Lancini il sindaco di Adro, fra i protagonisti della serata - che gli italiani paghino il canone perché la Rai non sta facendo servizio pubblico. Annozero ha montato una trasmissione su Adro che non corrisponde alla realtà, facendo passare per razzista il nostro paese solo per attaccare la Lega a livello nazionale. La sinistra che ad Adro ha lanciato il sasso innescando la polemica non si è neppure fatta vedere». E Giuseppe Vezzoli, segretario delle Lega di Adro (alle Regionali il centro destra ha ottenuto il 73,53% con il Carroccio al 45,58% dei consensi) rincara la dose: «Adro è nota per il detto "laora per la ciesa de Ader" che ricorda l'impegno degli adrensi che per per oltre cento anni hanno lavorato gratis per costruirsi la chiesa. Da allora gli adrensi si distinguono per solidarietà e volontariato e tra loro ci sono benefattori realmente anonimi come chi ha pagato per il rifacimento del tetto della chiesa di San Rocco e chi ha saldato con 50mila euro gli investimenti della banda. E per finire i pakistani intervistati nel corso della serata (in un filmato in cui denunciavano di lavorare in nero per una ditta locale per pochi euro al giorno, ndr) sono venuti a chiedere scusa».
È POMERIGGIO e nel «cuore della notizia», davanti alla scuola, le mamme e qualche nonno discutono e si accendono anche se è difficile scucire nomi e cognomi: «È tutto sbagliato - dice una di loro -. Si è travisato tutto portando la questione in politica e puntando i piedi. Un benefattore può fare ciò che vuole dei suoi soldi e non vedo perché non possa parlare». «Siamo partiti dalla mensa per finire in politica - dice l'amica - con accuse di razzismo ingiustificate e adesso abbiamo avuto una pubblicità più che sufficiente». Poco distante Federica C., studentessa, sta con il sindaco ma con qualche distinguo: «L'ho guardata a strappi perché doveva fare i compiti. Il sindaco in parte ha ragione, ma mi sembra stupido prendersela con il benefattore che ha risolto il problema».
Davanti alla scuola si incontrano anche Eliana, adrense, capelli ricci e biondi, e Samira, maghrebina con accento bresciano. Davanti a Sandro Ruotolo si erano quasi accapigliate, ora si salutano pur senza trasporto. «Non siamo razzisti anche se abbiamo opinioni diverse» ribadisce Eliana. «Eravamo in poche e non abbiamo avuto spazio - dice Samira e continua -. Stamattina alcuni genitori mi hanno salutato altri no, ma non si può fare di ogni erba un fascio e dire che sono tutti razzisti. Lavoro a Adro da undici anni: ho sempre pagato la mensa e continuo a pagarla, ma ci sono persone che hanno perso il lavoro e sono in difficoltà. Anche noi dobbiamo essere più uniti per far valere i nostri diritti di gente onesta che paga le tasse».
Qualche mamma attende il figlio di ritorno dalla gita e pensa all'immagine del paese: «Non si può andare in televisione urlando, applaudendo, facendo gestacci come in uno stadio. Abbiamo fatto un figuraccia difficile da cancellare, al di là delle ragioni di ciascuno». «Che esempio abbiamo dato ai nostri figli ieri davanti alla tv - si chiede un'altra -? E poi pretendiamo che imparino l'educazione»
POCO LONTANO dietro il bancone una barista ha voglia di calare il sipario: «La vicenda è andata troppo oltre e ne pagheremo tutti le conseguenze con un danno di immagine per tutto il paese». Ma un papà torna a contestare la donazione del missionario: «Se manda qui i soldi significa che non gli servono: quindi inutile mandarglieli». I cameramen di Annozero sono già in viaggio per Roma, ma a Adro i microfoni nessuno li ha ancora spenti.
Giancarlo Chiari
http://www.bresciaoggi.it/stories/Home/146056_adro_diviso_dopo_la_diretta_tv/
LA MENSA CONTESTATA. Oltre cinque milioni di telespettatori hanno visto l'altra sera «Annozero» in collegamento dal paese della Franciacorta
Il sindaco: «Vergognoso, tutta una montatura» Ma c'è chi critica: «Troppe urla, che figura!» e le madri della contesa tornano a salutarsi a scuola
24/04/2010
Adro. Michele Santoro ieri mattina avrà sorriso buttando un occhio all'auditel: «Annozero» giovedì sera è stato visto da 5 milioni e 844 mila telespettatori, share al 23,89 per cento. Un trionfo che ha sbaragliato sia la «Donna detective» di Rai Uno che i «Ris-Roma» di Canale 5. Ad Adro, il giorno dopo la diretta dalla mensa, dopo le urla, le accuse, gli strepiti che hanno fatto il giro d'Italia allargando ulteriormente i confini della disputa su quei bambini lasciati senza pasto perchè le famiglie non pagavano, si sorride un po' meno. Su entrambi i fronti: chi difende la scelta di escludere i bimbi dalla mensa e si sente offeso dalle parole dell'anonimo benefattore, accusa la tv di strumentalizzazioni; chi sta dalla parte opposta o, semplicemente, è più moderato nei termini osserva come tanta bagarre non ha giovato a nessuno, nè ad un dibattito approfondito, nè tantomento all'immagine del paese.
«NON MI SAREI mai attesa un simile clima, tanto più che tutto si era già risolto» ha ammesso quasi spaventata l'altra sera all'uscita dalla diretta Paola Paiola, l'odontoiatra di Gavardo, segretaria di «Smile mission» ed emissaria in Franciacorta per il missionario che dal Congo aveva donato 600 euro alla mensa.
Graziella Giuseppina Paganotti, presidente dell'associazione che gestisce la refezione e contestata duramente in diretta nazionale, non ha dubbi: «Ho ricevuto decine di telefonate da mezza Italia e tutte univoche. Chi ha visto la trasmissione ha avuto modo di farsi un'idea: ringrazio la dottoressa Paiola, che in mattinata ha versato la retta di un bimbo per un anno e per la solidarietà che ci ha dato».
«È una vergogna - rilancia invece Oscar Lancini il sindaco di Adro, fra i protagonisti della serata - che gli italiani paghino il canone perché la Rai non sta facendo servizio pubblico. Annozero ha montato una trasmissione su Adro che non corrisponde alla realtà, facendo passare per razzista il nostro paese solo per attaccare la Lega a livello nazionale. La sinistra che ad Adro ha lanciato il sasso innescando la polemica non si è neppure fatta vedere». E Giuseppe Vezzoli, segretario delle Lega di Adro (alle Regionali il centro destra ha ottenuto il 73,53% con il Carroccio al 45,58% dei consensi) rincara la dose: «Adro è nota per il detto "laora per la ciesa de Ader" che ricorda l'impegno degli adrensi che per per oltre cento anni hanno lavorato gratis per costruirsi la chiesa. Da allora gli adrensi si distinguono per solidarietà e volontariato e tra loro ci sono benefattori realmente anonimi come chi ha pagato per il rifacimento del tetto della chiesa di San Rocco e chi ha saldato con 50mila euro gli investimenti della banda. E per finire i pakistani intervistati nel corso della serata (in un filmato in cui denunciavano di lavorare in nero per una ditta locale per pochi euro al giorno, ndr) sono venuti a chiedere scusa».
È POMERIGGIO e nel «cuore della notizia», davanti alla scuola, le mamme e qualche nonno discutono e si accendono anche se è difficile scucire nomi e cognomi: «È tutto sbagliato - dice una di loro -. Si è travisato tutto portando la questione in politica e puntando i piedi. Un benefattore può fare ciò che vuole dei suoi soldi e non vedo perché non possa parlare». «Siamo partiti dalla mensa per finire in politica - dice l'amica - con accuse di razzismo ingiustificate e adesso abbiamo avuto una pubblicità più che sufficiente». Poco distante Federica C., studentessa, sta con il sindaco ma con qualche distinguo: «L'ho guardata a strappi perché doveva fare i compiti. Il sindaco in parte ha ragione, ma mi sembra stupido prendersela con il benefattore che ha risolto il problema».
Davanti alla scuola si incontrano anche Eliana, adrense, capelli ricci e biondi, e Samira, maghrebina con accento bresciano. Davanti a Sandro Ruotolo si erano quasi accapigliate, ora si salutano pur senza trasporto. «Non siamo razzisti anche se abbiamo opinioni diverse» ribadisce Eliana. «Eravamo in poche e non abbiamo avuto spazio - dice Samira e continua -. Stamattina alcuni genitori mi hanno salutato altri no, ma non si può fare di ogni erba un fascio e dire che sono tutti razzisti. Lavoro a Adro da undici anni: ho sempre pagato la mensa e continuo a pagarla, ma ci sono persone che hanno perso il lavoro e sono in difficoltà. Anche noi dobbiamo essere più uniti per far valere i nostri diritti di gente onesta che paga le tasse».
Qualche mamma attende il figlio di ritorno dalla gita e pensa all'immagine del paese: «Non si può andare in televisione urlando, applaudendo, facendo gestacci come in uno stadio. Abbiamo fatto un figuraccia difficile da cancellare, al di là delle ragioni di ciascuno». «Che esempio abbiamo dato ai nostri figli ieri davanti alla tv - si chiede un'altra -? E poi pretendiamo che imparino l'educazione»
POCO LONTANO dietro il bancone una barista ha voglia di calare il sipario: «La vicenda è andata troppo oltre e ne pagheremo tutti le conseguenze con un danno di immagine per tutto il paese». Ma un papà torna a contestare la donazione del missionario: «Se manda qui i soldi significa che non gli servono: quindi inutile mandarglieli». I cameramen di Annozero sono già in viaggio per Roma, ma a Adro i microfoni nessuno li ha ancora spenti.
Giancarlo Chiari
http://www.bresciaoggi.it/stories/Home/146056_adro_diviso_dopo_la_diretta_tv/
venerdì 23 aprile 2010
Adro, la vera storia dei "bimbi morosi" e le bugie leghiste
Adro, la vera storia dei "bimbi morosi" e le bugie leghiste
di Maria Zegarelli
Torniamo a parlare del sindaco di Adro, comune del bresciano, che ha sospeso la mensa per i bambini le cui famiglie non avevano pagato la retta. Ve lo ricordate? È il leghista Silvano Lancini: «La mensa non è un obbligatoria, è un servizio che si paga». Maurizio Belpietro ha scritto un lungo editoriale al riguardo, rileggetevelo dopo aver raccolto qualche informazione in più su quelle famiglie. Vi raccontiamo la loro dichiarazione dei redditi, lo stato di famiglia, che lavoro fanno e quanto lavoro hanno, poi tirate voi le somme. I morosi all’inizio erano 40 scesi a 11 dopo la decisione del sindaco di sospendere il servizio mensa ai bambini. C’è chi li ha definiti «furbetti» e chi persone che vivono alle spalle di altri. Ma chi sono questi irriducibili? Nessun commerciante, neanche l’ombra di un impresa dove il proprietario dichiara meno del suo dipendente. Sono, invece, migranti arrivati qui da dieci, quindici anni, con un regolare permesso di soggiorno, alcuni hanno comprato una casa, altri non ce l’hanno fatta. Sono tutti operai, con più di un figlio e chiss° che non li si voglia rimproverare anche di questo.I FUBETTI La prima famiglia di «furbetti» è composta da un operaio in Cig da un anno, una moglie disoccupata e quattro figli di 8, 4, 3 anni e 8 mesi. Canone d’affitto 400 euro mensili, lettera di sfratto sul tavolo, reddito 2009 di 3mila euro. Sì, quattro figli e 3mila euro in un anno. Furbetti numero due: operaio interinale, che non può usufruire della Cig, 13mila euro dichiarati nel 2009, coniuge disoccupata, 4 figli di 15, 10, 8 e 4 anni. Dunque, un figlio alle medie, uno alle elementari e uno alla materna, con un mutuo a tasso variabile di 400 euro al mese. Il più «ricco» di tutti è un operaio che alterna periodi di lavoro a periodi di cassintegrazione, sua moglie è disoccupata, ha tre figli di 8, 5 e 1 anno e un genitore a carico. L’affitto è di 320 euro al mese e in un anno ha guadagnato 18mila euro. Potremmo continuare così per tutti gli altri, la loro situazione è molto simile: storie di lavoro a singhiozzo, scarpe da comprare, libri, pannolini, affitto, mutuo, bollette. Sono storie in cui chissà quante famiglie dell’Italia che è meglio non raccontare si riconoscono.I figli dei morosi di Adro parlano italiano, anzi dialetto bresciano, a scuola giocano con i bambini di quegli italiani che se la sono presa con il benefattore che ha versato 8600 euro al Comune per permettere che tutti insieme potessero continuare a mangiare insieme le stesse cose a scuola, come si fa nei paesi civili, normali. Questo imprenditore, che porta lo stesso cognome del sindaco, ha pensato a loro e ha rotto quel muro di indifferenza e insofferenza che ha partorito la decisione del primo cittadino. Il quale è andato in bestia tanto che durante un’intervista ha detto che «questo signore deve smetterla di usare i suoi soldi per farsi propaganda politica con i bambini». La sua di propaganda si fonda su altro: per esempio sul fatto che il bonus affitti vale solo per i cittadini italiani. Una discreta politica di allentamento di tutti gli altri, portata avanti con determinazione, come racconta Damiano Galletti, segretario della Cgil di Brescia: «Fino a quando la vicenda della mensa non ha acceso i riflettori della stampa, i servizi sociali neanche le ricevevano le famiglie immigrate.Il messaggio era chiaro: se ci sono fondi vanno agli italiani». A rendere più lieve il peso di questa storia ci sono l’imprenditore benefattore con lo stesso cognome del sindaco - che ha versato 8600 euro per tutte le famiglie morose - e un padre missionario in Congo che ha spedito 600 euro a una sua amica bresciana per pagare la retta di uno di quei bambini. Si chiede Galletti: «Fatta la conta dei “furbi” e di chi non paga anche se potrebbe (ma vale anche per l’evasione fiscale), è prevista una “quota di solidarietà tra chi ha più e chi ha meno?». Giriamo la domanda agli urlatori. Quanto ai servizi sociali, non potranno più far finta di niente: le famiglie stanno presentando la documentazione per chiedere l’esenzione, siamo sicuri che la otterranno. Per chiudere, il sindaco ha lamentato di essere visto come «un orco verde». Ci dimostri il contrario.
l'Unità 23 aprile 2010
http://www.unita.it/news/italia/97781/andro_la_vera_storia_dei_bimbi_morosi_e_le_bugie_leghiste
http://www.unita.it/file/300_Tabella.pdf
di Maria Zegarelli
Torniamo a parlare del sindaco di Adro, comune del bresciano, che ha sospeso la mensa per i bambini le cui famiglie non avevano pagato la retta. Ve lo ricordate? È il leghista Silvano Lancini: «La mensa non è un obbligatoria, è un servizio che si paga». Maurizio Belpietro ha scritto un lungo editoriale al riguardo, rileggetevelo dopo aver raccolto qualche informazione in più su quelle famiglie. Vi raccontiamo la loro dichiarazione dei redditi, lo stato di famiglia, che lavoro fanno e quanto lavoro hanno, poi tirate voi le somme. I morosi all’inizio erano 40 scesi a 11 dopo la decisione del sindaco di sospendere il servizio mensa ai bambini. C’è chi li ha definiti «furbetti» e chi persone che vivono alle spalle di altri. Ma chi sono questi irriducibili? Nessun commerciante, neanche l’ombra di un impresa dove il proprietario dichiara meno del suo dipendente. Sono, invece, migranti arrivati qui da dieci, quindici anni, con un regolare permesso di soggiorno, alcuni hanno comprato una casa, altri non ce l’hanno fatta. Sono tutti operai, con più di un figlio e chiss° che non li si voglia rimproverare anche di questo.I FUBETTI La prima famiglia di «furbetti» è composta da un operaio in Cig da un anno, una moglie disoccupata e quattro figli di 8, 4, 3 anni e 8 mesi. Canone d’affitto 400 euro mensili, lettera di sfratto sul tavolo, reddito 2009 di 3mila euro. Sì, quattro figli e 3mila euro in un anno. Furbetti numero due: operaio interinale, che non può usufruire della Cig, 13mila euro dichiarati nel 2009, coniuge disoccupata, 4 figli di 15, 10, 8 e 4 anni. Dunque, un figlio alle medie, uno alle elementari e uno alla materna, con un mutuo a tasso variabile di 400 euro al mese. Il più «ricco» di tutti è un operaio che alterna periodi di lavoro a periodi di cassintegrazione, sua moglie è disoccupata, ha tre figli di 8, 5 e 1 anno e un genitore a carico. L’affitto è di 320 euro al mese e in un anno ha guadagnato 18mila euro. Potremmo continuare così per tutti gli altri, la loro situazione è molto simile: storie di lavoro a singhiozzo, scarpe da comprare, libri, pannolini, affitto, mutuo, bollette. Sono storie in cui chissà quante famiglie dell’Italia che è meglio non raccontare si riconoscono.I figli dei morosi di Adro parlano italiano, anzi dialetto bresciano, a scuola giocano con i bambini di quegli italiani che se la sono presa con il benefattore che ha versato 8600 euro al Comune per permettere che tutti insieme potessero continuare a mangiare insieme le stesse cose a scuola, come si fa nei paesi civili, normali. Questo imprenditore, che porta lo stesso cognome del sindaco, ha pensato a loro e ha rotto quel muro di indifferenza e insofferenza che ha partorito la decisione del primo cittadino. Il quale è andato in bestia tanto che durante un’intervista ha detto che «questo signore deve smetterla di usare i suoi soldi per farsi propaganda politica con i bambini». La sua di propaganda si fonda su altro: per esempio sul fatto che il bonus affitti vale solo per i cittadini italiani. Una discreta politica di allentamento di tutti gli altri, portata avanti con determinazione, come racconta Damiano Galletti, segretario della Cgil di Brescia: «Fino a quando la vicenda della mensa non ha acceso i riflettori della stampa, i servizi sociali neanche le ricevevano le famiglie immigrate.Il messaggio era chiaro: se ci sono fondi vanno agli italiani». A rendere più lieve il peso di questa storia ci sono l’imprenditore benefattore con lo stesso cognome del sindaco - che ha versato 8600 euro per tutte le famiglie morose - e un padre missionario in Congo che ha spedito 600 euro a una sua amica bresciana per pagare la retta di uno di quei bambini. Si chiede Galletti: «Fatta la conta dei “furbi” e di chi non paga anche se potrebbe (ma vale anche per l’evasione fiscale), è prevista una “quota di solidarietà tra chi ha più e chi ha meno?». Giriamo la domanda agli urlatori. Quanto ai servizi sociali, non potranno più far finta di niente: le famiglie stanno presentando la documentazione per chiedere l’esenzione, siamo sicuri che la otterranno. Per chiudere, il sindaco ha lamentato di essere visto come «un orco verde». Ci dimostri il contrario.
l'Unità 23 aprile 2010
http://www.unita.it/news/italia/97781/andro_la_vera_storia_dei_bimbi_morosi_e_le_bugie_leghiste
http://www.unita.it/file/300_Tabella.pdf
Santoro si dimentica di Berlusconi, così Renzi e la Carfagna "oscurano" Travaglio
ANNOZERO/ Santoro si dimentica di Berlusconi, così Renzi e la Carfagna "oscurano" Travaglio
Maestro Yoda
venerdì 23 aprile 2010
Doveva essere una puntata sul duello Fini-Berlusconi e si è invece trasformata in una assai interessante discussione sui problemi dell’immigrazione. Complici i servizi costruiti come al solito per colpire e suscitare il dibattito, la trasmissione è stata molto animata ma sempre dentro binari accettabili, per quanto lo possa essere una trasmissione che lo stesso Santoro definisce “volutamente faziosa”. “Vi faccio vedere qualche cosetta per farvi arrabbiare un po’ di più”…questa è stata una delle affermazioni fatte dal conduttore prima di un intervallo pubblicitario: un’ottima sintesi, forse involontaria, dello stile del programma.
Lo abbiamo già detto e lo ripetiamo: Santoro sta modificando in meglio il taglio del suo racconto. Non rinuncia certamente alla provocazione e alla sensazione, ma sia nella conduzione sia nel reclutamento degli ospiti sta dimostrando di voler alzare il tiro puntando un po’ di più ad una trasmissione degna di un servizio pubblico. Molto azzeccata la presenza del ministro Carfagna, che pur trovandosi in assoluta minoranza (l’altro rappresentante del Pdl era il “finiano” Della Vedova) si è dimostrata una elegante leonessa ben dotata di zanne e di unghie.
Passati gli spezzoni sulle litigate alla direzione del Pdl, la scena è stata quasi completamente occupata dalla questione del Comune di Adro, dove la mensa scolastica è stata negata ai figli dei genitori morosi, e il contributo di un imprenditore del Pdl che è venuto in aiuto degli extracomunitari è stato considerato con ostilità. La redazione in questo caso ha ovviamente soffiato sul fuoco, mettendo le madri le une contro le altre con i mezzo i figli, e questo è stato giustamente stigmatizzato. La Carfagna non ha mai mollato il punto, contestando a Santoro di voler dare della Lega una immagine volutamente razzista, anche se il sindaco di Adro ne ha fatte e dette di ogni genere per apparire tale.
In ogni caso lo spunto, in molti momenti assai drammaticamente gestito, è servito come si è detto a far affrontare il problema dell’integrazione degli immigrati, dei loro diritti, degli effetti della crisi economica sulle classi disagiate di ogni colore. Assai interessante la capacità di Santoro di variare registro, utilizzando sempre più spesso quello dell’umorismo, mai dimentico della faziosità che rimane la sua cifra. Può sembrare paradossale, ma sembra quasi che riesca a far accettare il concetto che la sua faziosità costituisca un buon meccanismo per attivare la riflessione. Ieri sera è stato certamente aiutato dalla scelta degli intervenuti: pacato ma non arrendevole Della Vedova; brillante, appassionato e a tratti divertente il sindaco di Firenze Renzi (e si capisce come abbia affascinato l’elettorato giovane di sinistra).
Con questi ospiti Travaglio si è visto un po’ bagnare le polveri, e solo a stento è riuscito a strappare un mezzo sorriso ricordando quante volte il figlio di Bossi è stato bocciato. Meglio del solito Vauro, che comunque si è prudentemente tenuto alla larga dall’incandescente situazione che si era creata ad Adro tra i genitori delle opposte fazioni. Alla fine della trasmissione si è capito chiaramente che gli immigrati pagano in tasse il doppio di quanto ricevono in termini di servizi sociali, mentre la leonessa Carfagna ha aggirato tutti a sinistra sostenendo che non si po’ arretrare di fronte alla difesa della dignità dei bambini, italiani ed extracomunitari che siano.
Puntata interessante, che ha lasciato sullo sfondo l’incandescente riunione di direzione del Pdl per affrontare tematiche assai serie, e che ha mostrato un Santoro alla ricerca di una diversa dimensione. Vedremo come risponderà il pubblico e se saprà continuare in questo cambiamento.
da il sussidiario.net
Maestro Yoda
venerdì 23 aprile 2010
Doveva essere una puntata sul duello Fini-Berlusconi e si è invece trasformata in una assai interessante discussione sui problemi dell’immigrazione. Complici i servizi costruiti come al solito per colpire e suscitare il dibattito, la trasmissione è stata molto animata ma sempre dentro binari accettabili, per quanto lo possa essere una trasmissione che lo stesso Santoro definisce “volutamente faziosa”. “Vi faccio vedere qualche cosetta per farvi arrabbiare un po’ di più”…questa è stata una delle affermazioni fatte dal conduttore prima di un intervallo pubblicitario: un’ottima sintesi, forse involontaria, dello stile del programma.
Lo abbiamo già detto e lo ripetiamo: Santoro sta modificando in meglio il taglio del suo racconto. Non rinuncia certamente alla provocazione e alla sensazione, ma sia nella conduzione sia nel reclutamento degli ospiti sta dimostrando di voler alzare il tiro puntando un po’ di più ad una trasmissione degna di un servizio pubblico. Molto azzeccata la presenza del ministro Carfagna, che pur trovandosi in assoluta minoranza (l’altro rappresentante del Pdl era il “finiano” Della Vedova) si è dimostrata una elegante leonessa ben dotata di zanne e di unghie.
Passati gli spezzoni sulle litigate alla direzione del Pdl, la scena è stata quasi completamente occupata dalla questione del Comune di Adro, dove la mensa scolastica è stata negata ai figli dei genitori morosi, e il contributo di un imprenditore del Pdl che è venuto in aiuto degli extracomunitari è stato considerato con ostilità. La redazione in questo caso ha ovviamente soffiato sul fuoco, mettendo le madri le une contro le altre con i mezzo i figli, e questo è stato giustamente stigmatizzato. La Carfagna non ha mai mollato il punto, contestando a Santoro di voler dare della Lega una immagine volutamente razzista, anche se il sindaco di Adro ne ha fatte e dette di ogni genere per apparire tale.
In ogni caso lo spunto, in molti momenti assai drammaticamente gestito, è servito come si è detto a far affrontare il problema dell’integrazione degli immigrati, dei loro diritti, degli effetti della crisi economica sulle classi disagiate di ogni colore. Assai interessante la capacità di Santoro di variare registro, utilizzando sempre più spesso quello dell’umorismo, mai dimentico della faziosità che rimane la sua cifra. Può sembrare paradossale, ma sembra quasi che riesca a far accettare il concetto che la sua faziosità costituisca un buon meccanismo per attivare la riflessione. Ieri sera è stato certamente aiutato dalla scelta degli intervenuti: pacato ma non arrendevole Della Vedova; brillante, appassionato e a tratti divertente il sindaco di Firenze Renzi (e si capisce come abbia affascinato l’elettorato giovane di sinistra).
Con questi ospiti Travaglio si è visto un po’ bagnare le polveri, e solo a stento è riuscito a strappare un mezzo sorriso ricordando quante volte il figlio di Bossi è stato bocciato. Meglio del solito Vauro, che comunque si è prudentemente tenuto alla larga dall’incandescente situazione che si era creata ad Adro tra i genitori delle opposte fazioni. Alla fine della trasmissione si è capito chiaramente che gli immigrati pagano in tasse il doppio di quanto ricevono in termini di servizi sociali, mentre la leonessa Carfagna ha aggirato tutti a sinistra sostenendo che non si po’ arretrare di fronte alla difesa della dignità dei bambini, italiani ed extracomunitari che siano.
Puntata interessante, che ha lasciato sullo sfondo l’incandescente riunione di direzione del Pdl per affrontare tematiche assai serie, e che ha mostrato un Santoro alla ricerca di una diversa dimensione. Vedremo come risponderà il pubblico e se saprà continuare in questo cambiamento.
da il sussidiario.net
«Un senatore ad Adro contro l’Italia feroce»
«Un senatore ad Adro contro l’Italia feroce»
di Onide Donati
C’è sempre qualcuno più bravo di te, che può insegnarti tanto anche se si è vecchi e saggi, anche se si è maestri, anche se si è poeti e scrittori. Tonino Guerra, magnifico neo novantenne, nella sua casa di Pennabilli, piena di libri e quadri, tiene in evidenza sul tavolo la lettera del «figlio di un mezzadro che non aveva soldi ma un infinito patrimonio di dignità». Lettera oramai famosa, scritta da un piccolo imprenditore di Adro, nel bresciano, per accompagnare il versamento di 10 mila euro al Comune, quanto basta per pagare le rette della mensa scolastica di quei bambini «morosi» (una quarantina) lasciati senza cibo dal sindaco leghista. Ecco: Tonino Guerra, l’aedo di Fellini, lo sceneggiatore di grandi registi, considera una sorta di eroe civile quel «figlio di un mezzadro». E, dice, è lui che merita di essere nominato senatore a vita. «Lui, non io, perché con quella lettera ha fatto un gesto straordinario». Ieri, sul Corriere della Sera, Guerra ha in qualche modo «formalizzato» la sua proposta: «Non sarebbe male - ha scritto - se il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, chiamato a scegliere il nome per riempire il seggio attualmente vacante al Senato, dimenticasse la proposta generosa nei confronti del mio nome fatta da alcuni senatori e deputati (e altre segnalazioni di nomi ancor più prestigiosi) e assegnasse idealmente quel seggio all’italiano di Adro».
L’«italiano di Adro», al secolo Silvano Lancini, ancora ieri veniva violentemente attaccatto in un paese che sembra avere del tutto smarrito il lume della solidarietà. Ai tanti che, nel migliore dei casi, hanno bollato come «diseducativo» il suo gesto «per quella gente lì», si sono aggiunti addirittura i preti di Adro: «Il bene non fa rumore e in questi giorni, in cui di rumore ce n’è fin troppo, ci siamo più che mai proposti di non lasciarci tirare per la giacchetta da nessuna parte». In sostanza, un sindaco che toglie il cibo ai bambini e un cittadino che evita questa barbarie per quei sacerdoti pari sono.
Tonino Guerra è sconcertato. Non riesce a farsi una ragione «della durezza che è entrata nei cuori delle persone». «A me ciò che ha fatto l’imprenditore di Adro sembra un gesto bello e nobile. No, non è una provocazione, non è un regalo a quella parte di comunità povera disprezzata da chi sta bene. È un regalo e, insieme, una lezione per l’intera società. Perché ci dice che anche nel fondo del tunnel dell’egoismo e della cattiveria si può vedere un po’ di luce. E perché tenta di risvegliare quel che è parte del patrimonio genetico dell’uomo e che ha fatto evolvere l’umanità: il valore del confronto, la ricerca del dialogo per risolvere i problemi. Lo sa quante volte con Fellini, con Antonioni, con Angelopoulos mi sono trovato di fronte a bivi difficili, a strade in apparenza chiuse? Cosa fai in quelle situazioni? Parli, discuti poi decidi. Nella vita, in fondo, non è diverso: a Adro - dove ho l’impressione che la gente non si parli più - c’era un problema, se ne doveva discutere e la soluzione si sarebbe trovata». Anche perché, davvero, chi è senza peccato scagli la prima pietra.
Guerra, in particolare, è rimasto colpito dalla denuncia di illegalità che la lettera dell’imprenditore rivolge agli amministratori di Adro: «Ci diano le loro dichiarazioni dei redditi... - scrive Lancini -. Tanto per farci capire come pagano le loro belle cose e case. Non vorrei che il loro reddito venga dalle tasse del papà di uno di questi bambini che lavora in fonderia per 1200 euro al mese». E ancora: «Per me quelli che non pagano sono tutti uguali, quando non pagano un pasto ma anche quando chiudono le aziende senza pagare i fornitori o i dipendenti o le banche. Anche quando girano con i macchinoni e non pagano tutte le tasse, perché anche in quel caso qualcuno paga per loro». «Parole felici», chiosa Tonino Guerra sul Corriere. Al telefono aggiunge: «Quella lettera ha una struttura eccezionale, io non avrei saputo scriverla meglio. Mette ognuno di fronte ai suoi peccati. Ma resta il fatto che in questo paese se evadi le tasse generalmente non succede nulla mentre se non paghi la mensa scolastica c’è un bambino che non mangia».
19 aprile 2010
da unita.it
di Onide Donati
C’è sempre qualcuno più bravo di te, che può insegnarti tanto anche se si è vecchi e saggi, anche se si è maestri, anche se si è poeti e scrittori. Tonino Guerra, magnifico neo novantenne, nella sua casa di Pennabilli, piena di libri e quadri, tiene in evidenza sul tavolo la lettera del «figlio di un mezzadro che non aveva soldi ma un infinito patrimonio di dignità». Lettera oramai famosa, scritta da un piccolo imprenditore di Adro, nel bresciano, per accompagnare il versamento di 10 mila euro al Comune, quanto basta per pagare le rette della mensa scolastica di quei bambini «morosi» (una quarantina) lasciati senza cibo dal sindaco leghista. Ecco: Tonino Guerra, l’aedo di Fellini, lo sceneggiatore di grandi registi, considera una sorta di eroe civile quel «figlio di un mezzadro». E, dice, è lui che merita di essere nominato senatore a vita. «Lui, non io, perché con quella lettera ha fatto un gesto straordinario». Ieri, sul Corriere della Sera, Guerra ha in qualche modo «formalizzato» la sua proposta: «Non sarebbe male - ha scritto - se il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, chiamato a scegliere il nome per riempire il seggio attualmente vacante al Senato, dimenticasse la proposta generosa nei confronti del mio nome fatta da alcuni senatori e deputati (e altre segnalazioni di nomi ancor più prestigiosi) e assegnasse idealmente quel seggio all’italiano di Adro».
L’«italiano di Adro», al secolo Silvano Lancini, ancora ieri veniva violentemente attaccatto in un paese che sembra avere del tutto smarrito il lume della solidarietà. Ai tanti che, nel migliore dei casi, hanno bollato come «diseducativo» il suo gesto «per quella gente lì», si sono aggiunti addirittura i preti di Adro: «Il bene non fa rumore e in questi giorni, in cui di rumore ce n’è fin troppo, ci siamo più che mai proposti di non lasciarci tirare per la giacchetta da nessuna parte». In sostanza, un sindaco che toglie il cibo ai bambini e un cittadino che evita questa barbarie per quei sacerdoti pari sono.
Tonino Guerra è sconcertato. Non riesce a farsi una ragione «della durezza che è entrata nei cuori delle persone». «A me ciò che ha fatto l’imprenditore di Adro sembra un gesto bello e nobile. No, non è una provocazione, non è un regalo a quella parte di comunità povera disprezzata da chi sta bene. È un regalo e, insieme, una lezione per l’intera società. Perché ci dice che anche nel fondo del tunnel dell’egoismo e della cattiveria si può vedere un po’ di luce. E perché tenta di risvegliare quel che è parte del patrimonio genetico dell’uomo e che ha fatto evolvere l’umanità: il valore del confronto, la ricerca del dialogo per risolvere i problemi. Lo sa quante volte con Fellini, con Antonioni, con Angelopoulos mi sono trovato di fronte a bivi difficili, a strade in apparenza chiuse? Cosa fai in quelle situazioni? Parli, discuti poi decidi. Nella vita, in fondo, non è diverso: a Adro - dove ho l’impressione che la gente non si parli più - c’era un problema, se ne doveva discutere e la soluzione si sarebbe trovata». Anche perché, davvero, chi è senza peccato scagli la prima pietra.
Guerra, in particolare, è rimasto colpito dalla denuncia di illegalità che la lettera dell’imprenditore rivolge agli amministratori di Adro: «Ci diano le loro dichiarazioni dei redditi... - scrive Lancini -. Tanto per farci capire come pagano le loro belle cose e case. Non vorrei che il loro reddito venga dalle tasse del papà di uno di questi bambini che lavora in fonderia per 1200 euro al mese». E ancora: «Per me quelli che non pagano sono tutti uguali, quando non pagano un pasto ma anche quando chiudono le aziende senza pagare i fornitori o i dipendenti o le banche. Anche quando girano con i macchinoni e non pagano tutte le tasse, perché anche in quel caso qualcuno paga per loro». «Parole felici», chiosa Tonino Guerra sul Corriere. Al telefono aggiunge: «Quella lettera ha una struttura eccezionale, io non avrei saputo scriverla meglio. Mette ognuno di fronte ai suoi peccati. Ma resta il fatto che in questo paese se evadi le tasse generalmente non succede nulla mentre se non paghi la mensa scolastica c’è un bambino che non mangia».
19 aprile 2010
da unita.it
L'altruismo imbandisce la tavola degli indigenti
L'altruismo imbandisce la tavola degli indigenti
COLOGNE. L'operazione scatta nel fine settimana: ognuno può contribuire secondo coscienza La parrocchia raccoglie generi alimentari da donare ai poveri «Sempre più coppie non riescono a garantire un pasto ai propri figli»
23/04/2010
Il caso «nazionale» degli alunni minacciati di essere esclusi dalla mensa scolastica di Adro perchè in ritardo con il pagamento delle rette, ha portato alla ribalta il problema delle nuove povertà, ovvero le condizioni di difficoltà economica che toccano strati sociali insospettabili come pensionati e famiglie di nuova costituzione. Che l'asticella dell'indigenza si stia drammaticamente alzando a causa della crisi in verità, se sono accorte da tempo le parrocchie della Franciacorta, osservatorio privilegiato perchè primo interlocutore delle persone prive di mezzi e risorse. E PROPRIO DALLE PARROCCHIE sono partite risposte concrete, con iniziative semplici quanto incisive che si ispirano all'opera di carità e mutuo soccorso di cui si sono sempre fatti interpreti i sacerdoti «vecchio» stampo. A questo spirito si ispira anche al Centro di solidarietà alimentare organizzato dalla parrocchia a Cologne. LO SCOPO DELL'INIZIATIVA è intuibile: raccogliere fra la comunità generi di prima necessità da donare alle famiglie residenti, che si trovano difficoltà economiche in questo particolare momento di crisi. L'incisività della raccolta sarà proporzionale alla generosità delle persone più fortunate. Anche per questo, la raccolta benefica che scatterà nel fine settimana, è stata preceduta da una campagna informativa promossa dal parroco don Gaetano Fontana che non ha nascosto alla comunità, come anche a Cologne ci siano famiglie che non riescono a garantire un pasto sicuro. Situazioni che diventano ancora più gravi in presenza di minori. E i poveri non sono necessariamente immigrati. Ma come si può contribuire alla catena di solidarietà? Donando alimentari a lunga conservazione e non deperibili come pasta e riso, latte e caffè, biscotti e zucchero, oli, sughi, marmellate e scatolame in genere. Il punto di raccolta sarà allestito sul sagrato della chiesa dove, domani, dalle 17.30 alle 19, e domenica prima e dopo le funzioni religiose, chiunque potrà portare liberamente quanto è nelle proprie possibilità. Sarà poi la parrocchia a ridistribuire gli alimentari ai bisognosi nella massima riservatezza. Don Fontana non è nuovo a iniziative del genere. A Natale aveva istituito un fondo di solidarietà per le famiglie indigenti e collaborato con il Comune nel varo di un pacchetto di aiuto ai disoccupati del paese. Risposte rapide e incisive per fronteggiare l'emergenza delle nuove povertà.
Matteo Tutino
da bresciaoggi.it
COLOGNE. L'operazione scatta nel fine settimana: ognuno può contribuire secondo coscienza La parrocchia raccoglie generi alimentari da donare ai poveri «Sempre più coppie non riescono a garantire un pasto ai propri figli»
23/04/2010
Il caso «nazionale» degli alunni minacciati di essere esclusi dalla mensa scolastica di Adro perchè in ritardo con il pagamento delle rette, ha portato alla ribalta il problema delle nuove povertà, ovvero le condizioni di difficoltà economica che toccano strati sociali insospettabili come pensionati e famiglie di nuova costituzione. Che l'asticella dell'indigenza si stia drammaticamente alzando a causa della crisi in verità, se sono accorte da tempo le parrocchie della Franciacorta, osservatorio privilegiato perchè primo interlocutore delle persone prive di mezzi e risorse. E PROPRIO DALLE PARROCCHIE sono partite risposte concrete, con iniziative semplici quanto incisive che si ispirano all'opera di carità e mutuo soccorso di cui si sono sempre fatti interpreti i sacerdoti «vecchio» stampo. A questo spirito si ispira anche al Centro di solidarietà alimentare organizzato dalla parrocchia a Cologne. LO SCOPO DELL'INIZIATIVA è intuibile: raccogliere fra la comunità generi di prima necessità da donare alle famiglie residenti, che si trovano difficoltà economiche in questo particolare momento di crisi. L'incisività della raccolta sarà proporzionale alla generosità delle persone più fortunate. Anche per questo, la raccolta benefica che scatterà nel fine settimana, è stata preceduta da una campagna informativa promossa dal parroco don Gaetano Fontana che non ha nascosto alla comunità, come anche a Cologne ci siano famiglie che non riescono a garantire un pasto sicuro. Situazioni che diventano ancora più gravi in presenza di minori. E i poveri non sono necessariamente immigrati. Ma come si può contribuire alla catena di solidarietà? Donando alimentari a lunga conservazione e non deperibili come pasta e riso, latte e caffè, biscotti e zucchero, oli, sughi, marmellate e scatolame in genere. Il punto di raccolta sarà allestito sul sagrato della chiesa dove, domani, dalle 17.30 alle 19, e domenica prima e dopo le funzioni religiose, chiunque potrà portare liberamente quanto è nelle proprie possibilità. Sarà poi la parrocchia a ridistribuire gli alimentari ai bisognosi nella massima riservatezza. Don Fontana non è nuovo a iniziative del genere. A Natale aveva istituito un fondo di solidarietà per le famiglie indigenti e collaborato con il Comune nel varo di un pacchetto di aiuto ai disoccupati del paese. Risposte rapide e incisive per fronteggiare l'emergenza delle nuove povertà.
Matteo Tutino
da bresciaoggi.it
ADRO, SONIA ALFANO (IDV): SINDACO ALIMENTA CLIMA DI ODIO
ADRO, SONIA ALFANO (IDV): SINDACO ALIMENTA CLIMA DI ODIO
(23/04/2010) - "Le immagini andate in onda ieri sera su Rai Due hanno mostrato il clima che si respira ad Adro e in troppi altri comuni del Nord Italia. Uno spaccato di vita quotidiana agghiacciante, che racconta un Paese razzista e privo di senso di responsabilità e senso civico". Sono le parole di Sonia Alfano, europarlamentare di Italia dei Valori, che commenta le immagini di Annozero. "Il sindaco di Adro, il leghista Danilo Oscar Lancini, ha negato la mensa ai bambini indigenti, per la maggior parte extracomunitari, accusando le famiglie di voler 'approfittare' e urlando insulti a chi voleva fare un gesto di solidarietà offrendo i propri soldi per garantire a quei bambini il servizio. Così, quindi -prosegue- ha alimentato il clima di odio dei cittadini di Adro nei confronti degli immigrati. Ma bisogna andare a vedere anche le altre iniziative di quel becero personaggio che ad Adro chiamano sindaco -sottolinea- come ad esempio la 'taglia': due clandestini in cambio di cinquecento euro. Questa -conclude Sonia Alfano- è la politica vergognosa e inaccettabile della Lega, responsabile unica della crescente xenofobia e istigatrice di violenza".
da imgpress.it
(23/04/2010) - "Le immagini andate in onda ieri sera su Rai Due hanno mostrato il clima che si respira ad Adro e in troppi altri comuni del Nord Italia. Uno spaccato di vita quotidiana agghiacciante, che racconta un Paese razzista e privo di senso di responsabilità e senso civico". Sono le parole di Sonia Alfano, europarlamentare di Italia dei Valori, che commenta le immagini di Annozero. "Il sindaco di Adro, il leghista Danilo Oscar Lancini, ha negato la mensa ai bambini indigenti, per la maggior parte extracomunitari, accusando le famiglie di voler 'approfittare' e urlando insulti a chi voleva fare un gesto di solidarietà offrendo i propri soldi per garantire a quei bambini il servizio. Così, quindi -prosegue- ha alimentato il clima di odio dei cittadini di Adro nei confronti degli immigrati. Ma bisogna andare a vedere anche le altre iniziative di quel becero personaggio che ad Adro chiamano sindaco -sottolinea- come ad esempio la 'taglia': due clandestini in cambio di cinquecento euro. Questa -conclude Sonia Alfano- è la politica vergognosa e inaccettabile della Lega, responsabile unica della crescente xenofobia e istigatrice di violenza".
da imgpress.it
ADRO, ECCO I REDDITI DEI FURBETTI CHE NON PAGANO LA MENSA DEI FIGLI
ADRO, ECCO I REDDITI DEI FURBETTI CHE NON PAGANO LA MENSA DEI FIGLI (Maria Zegarelli, L'Unità)
Vi raccontiamo la loro dichiarazione dei redditi, lo stato di famiglia, che lavoro fanno e quanto lavoro hanno, poi tirate voi le somme. I morosi all'inizio erano 40 scesi a 11 dopo la decisione del sindaco di sospendere il servizio mensa ai bambini. C'è chi li ha definiti "furbetti" e chi persone che vivono alle spalle di altri. Ma chi sono questi irriducibili? Nessun commerciante, neanche l'ombra di un'impresa dove il proprietario dichiara meno del suo dipendente. Sono, invece, migranti arrivati qui da dieci, quindici anni, con un regolare permesso di soggiorno, alcuni hanno comprato una casa, altri non ce l'hanno fatta.
LEGGI L'ARTICOLO
da zeroviolenzadonne.it
Vi raccontiamo la loro dichiarazione dei redditi, lo stato di famiglia, che lavoro fanno e quanto lavoro hanno, poi tirate voi le somme. I morosi all'inizio erano 40 scesi a 11 dopo la decisione del sindaco di sospendere il servizio mensa ai bambini. C'è chi li ha definiti "furbetti" e chi persone che vivono alle spalle di altri. Ma chi sono questi irriducibili? Nessun commerciante, neanche l'ombra di un'impresa dove il proprietario dichiara meno del suo dipendente. Sono, invece, migranti arrivati qui da dieci, quindici anni, con un regolare permesso di soggiorno, alcuni hanno comprato una casa, altri non ce l'hanno fatta.
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da zeroviolenzadonne.it
La scuola di Adro
venerdì 23 Aprile 2010 (08h05) :
La scuola di Adro
Lo spaccato della scuola di Adro è anche peggio di quello che avevamo immaginato. Sandro Ruotolo ha detto: “Ho girato tutta l’Italia ma non ho mai visto un tale concentrato di odio”. Madri indegne di tale nome, un covo di vipere razziste e assatanate che fa impallidire le streghe di Loudun.
Abbiamo finalmente capito gli sporchi propositi del sindaco leghista Danilo Oscar Lancini: rifiutare i 50 milioni di sostegno ai poveri offerti da Formigoni per poter dire: “I fondi non ci sono, il Comune è povero e dunque, nei sussidi, negli aiuti e nelle case popolari, è costretto a pensare solo ai cittadini legittimi. Gli extracomunitari, anche se lavorano qui da 20 anni, non potranno avere nulla anche se hanno bambini e situazioni di bisogno, troveranno chiuse le porte comunali, non avranno assistenza sociale, non potranno entrare nelle graduatorie dello Stato, non avranno diritto a sussidi. E, se non sono d’accordo con le nostre misure, possono sempre andare a vivere in un altro Comune””
E’ un cerchio infernale che si tiene. Quel sindaco, come altre amministrazioni leghiste, devono la loro elezione a istinti razzisti e xenofobi abilmente alimentati. Lancini su quel razzismo ha fondato il suo consenso. Senza di quello non sarebbe stato eletto. Dunque fa comodo creare situazioni di disagio per applicare intenti discriminatori, alimentando paura e odio sociale, così da aizzare la gente in senso antiumano. Più paura e disagio tra poveri ci sarà, più ci saranno voti per la Lega, che combatte uguaglianza e integrazione proprio per aumentare il suo potere.
Ma ci chiediamo: in quel paesetto del bresciano di 6.400 abitanti ci sono dei preti? Dei parroci? Esiste ancora una chiesa cristiana? E cosa fa per questa deriva razzista e inumana? Quei 200 genitori che hanno firmato una protesta anche contro l’ignoto donatore si considerano cristiani? Cosa pensano di essere? Su quale sorgente demoniaca di egoismo e disumanità intendono basare la loro vita? Cosa vogliono insegnare ai loro bambini? Con madri che si giustificano dicendo:”Questa è la legge”,quando sono loro stessi ad aver limitato la legge? E che immane vergogna con quel sindaco che poggia la propria giustificazione sulle parole di un amministratore australiano, quando l’Australia si deve vergognare davanti al mondo intero per il genocidio che ha fatto dei suoi aborigeni! E che vergogna quel sottolineare nella citazione il nome di Dio, un nome che viene calpestato dalla ferocia della gente! Perché non leggere direttamente Mein Kampf?! Anche i nazisti pronunciavano continuamente il nome di Dio, ma un Dio praticato nell’odio nasconde solo il suo contrario.
E in quel paesetto del bresciano esiste una CGIL? Un sindacato? Una casa del popolo? Un centro di volontari laici o cristiani? Dei centri politico-sociali? Qualcuno che che torni a insegnare, con l’esempio personale, come devono essere i giusti rapporti tra uomo e uomo, la solidarietà umana, il regno dei vivi contro l’abominio dei morti?
Due soli esempi contrari in uno spaccato d’inferno: una volontaria che da 20 anni presta gratuitamente la sua opera alla mensa di quella scuola e che è sconvolta da quanto accade. E una ex assistente sociale che bolla crudamente come razzismo esasperato quell’odio violento e bestiale.
Ma quelle famiglie razziste e infami rifiutano di essere bollate come razziste, come se il razzismo, quello stesso razzismo che costò 6 milioni di vittime in Germania e che ha ucciso degli innocenti nei pogrom di tutto il mondo. Ma quelle famiglie attossiccate dal virus del male, non si rendono nemmeno conto della loro degenerazione e della loro follia.
Il padre comboniano, Giovanni Piumatti, che gestisce una missione in Congo, è rimasto disgustato dall’odio sociale del sindaco Lancini, e ha mandato 600 euro per pagare la mensa ai bambini poveri di Adro. Siamo arrivati al punto che ci arrivano soldi dall’Africa, sottratti alla gigantesca povertà africana, per sopperire alla gente italiana che ha perso la fede in Dio e nell’uomo. Il missionario scrive: “Caro ‘cittadino di Adro, abbiam letto, qua in Africa, la tua lettera “Io non ci sto”: anche noi ci uniamo al tuo messaggio ed al tuo gesto. Ti inviamo un contributo per pagare la mensa per un anno ad uno dei tuoi-nostri bambini. Sono soldi che molti amici dell’Italia ci danno per l’Africa. Conoscendo bene i nostri amici so che sono contenti se ne invio una fetta lì a Brescia; perché anche loro vogliono un mondo diverso: un mondo fatto più di ponti che di barriere”.
Io non ci sto (lettera di un imprenditore che regala alla scuola di Adro 10.000 euro per pagare la mensa dei più poveri.)
Sono figlio di un mezzadro che non aveva soldi ma un infinito patrimonio di dignità. Ho vissuto i miei primi anni di vita in una cascina come quella del film “L’albero degli zoccoli”. Ho studiato molto e oggi ho ancora intatto tutto il patrimonio di dignità e inoltre ho guadagnato i soldi per vivere bene. E’ per questi motivi che ho deciso di rilevare il debito dei genitori di Adro che non pagano la mensa scolastica.
A scanso di equivoci, premetto che:
Non sono “comunista”. Alle ultime elezioni ho votato per FORMIGONI. Ciò non mi impedisce di avere amici dì tutte le idee politiche. Gli chiedo sempre e solo la condivisione dei valori fondamentali e al primo posto il rispetto della persona.
So perfettamente che fra le 40 famiglie alcune sono di furbetti che ne approfittano, ma di furbi ne conosco molti. Alcuni sono milionari e vogliono anche fare la morale agli altri. In questo caso, nel dubbio sto con i primi. Agli extracomunitari chiedo il rispetto dei nostri costumi e delle nostre leggi, ma lo chiedo con fermezza ed educazione cercando di essere il primo a rispettarle. E tirare in ballo i bambini non è compreso nell’educazione.
Ho sempre la preoccupazione di essere come quei signori che seduti in un bel ristorante se la prendono con gli extracomunitari. Peccato che la loro Mercedes sia appena stata lavata da un albanese e il cibo cucinato da un egiziano. Dimenticavo, la mamma è a casa assistita da una signora dell’Ucraina.
Vedo attorno a me una preoccupante e crescente intolleranza verso chi ha di meno. Purtroppo ho l’insana abitudine di leggere e so bene che i campi di concentramento nazisti non sono nati dal nulla, prima ci sono stati anni di piccoli passi verso il baratro. In fondo in fondo chiedere di mettere una stella gialla sul braccio agli ebrei non era poi una cosa che faceva male.
I miei compaesani si sono dimenticati in poco tempo da dove vengono. Mi vergogno che proprio il mio paese sia paladino di questo spostare l’asticella dell’intolleranza di un passo all’anno, prima con la taglia, poi con il rifiuto del sostegno regionale, poi con la mensa dei bambini, ma potrei portare molti altri casi.
Quando facevo le elementari alcuni miei compagni avevano il sostegno del patronato. Noi eravamo poveri, ma non ci siamo mai indignati. Ma dove sono i miei compaesani, ma come è possibile che non capiscano quello che sta avvenendo?
Che non mi vengano a portare considerazioni “miserevoli”. Anche il padrone del film di cui sopra aveva ragione. La pianta che il contadino aveva tagliato era la sua. Mica poteva metterla sempre lui la pianta per gli zoccoli. (E se non conoscono il film che se lo guardino..) Ma dove sono i miei sacerdoti? Sono forse disponibili a barattare la difesa del crocifisso con qualche etto di razzismo? Se esponiamo un bel rosario grande nella nostra casa, poi possiamo fare quello che vogliamo?
Vorrei sentire i miei preti “urlare”, scuotere l’animo della gente, dirci bene quali sono i valori, perché altrimenti penso che sono anche loro dentro il “commercio”.
Ma dov’è il segretario del partito per cui ho votato e che si vuole chiamare “partito dell’amore”. Ma dove sono i leader di quella Lega che vuole candidarsi a guidare l’Italia.
So per certo che non sono tutti ottusi ma che non si nascondano dietro un dito, non facciano come coloro che negli anni 70 chiamavano i brigatisti “compagni che sbagliano”.
Ma dove sono i consiglieri e gli assessori di Adro? Se credono davvero nel federalismo, che ci diano le dichiarazioni dei redditi loro e delle loro famiglie negli ultimi 10 anni. Tanto per farci capire come pagano le loro belle cose e case.
Non vorrei mai essere io a pagare anche per loro. Non vorrei che il loro reddito (o tenore di vita) Venga dalle tasse del papa di uno di questi bambini che lavora in fonderia per 1200 euro mese (regolari).
Ma dove sono i miei compaesani che non si domandano dove, come e quanti soldi spende l’amministrazione per non trovare i soldi per la mensa. Ma da dove vengono tutti i soldi che si muovono, e dove vanno?
Ma quanto rendono (o quanto dovrebbero o potrebbero rendere) gli oneri dei 30.000 metri cubi del laghetto Sala. E i 50.000 metri della nuova area verde sopra il Santuario chi li paga? E se poi domani ci costruissero? E se il Santuario fosse tutto circondato da edifici? Va sempre bene tutto?
Ma non hanno il dubbio che qualcuno voglia distrarre la loro attenzione per fini diversi. Non hanno il dubbio di essere usati? E’ già successo nella storia e anche in quella del nostro paese.
Il sonno della ragione genera mostri.
Io sono per la legalità. Per tutti e per sempre. Per me quelli che non pagano sono tutti uguali, quando non pagano un pasto, ma anche quando chiudono le aziende senza pagare i fornitori o i dipendenti o le banche.
Anche quando girano con i macchinoni e non pagano tutte le tasse, perché anche in quel caso qualcuno paga per loro.
Sono come i genitori di quei bambini. Ma che almeno non pretendano di farci la morale e di insegnare la legalità perché tutti questi begli insegnamenti li stanno dando anche ai loro figli.
E chi semina vento, raccoglie tempesta!
I 40 bambini che hanno ricevuto la lettera di sospensione servizio mensa, fra 20/30 anni vivranno nel nostro paese. L’età gioca a loro favore. Saranno quelli che ci verranno a cambiare il pannolone alla casa di riposo. Ma quei giorno siamo sicuri che si saranno dimenticati di oggi? E se non ce lo volessero più cambiare? Non ditemi che verranno i nostri figli perché il senso di solidarietà glielo stiamo insegnando noi adesso. E’ anche per questo che non ci sto.
Voglio urlare che io non ci sto. Ma per non urlare e basta ho deciso di fare un gesto che vorrà dire poco, ma vuole tentare di svegliare la coscienza dei miei compaesani.
Ho versato quanto necessario a garantire il diritto all’uso della mensa per tutti i bambini, in modo da non creare rischi di dissesto finanziario per l’amministrazione, in tal modo mi impegno a garantire tutta la copertura necessaria per l’anno scolastico 2009/2010.
Quando i genitori potranno pagare, i soldi verranno versati in modo normale, se non potranno o vorranno pagare il costo della mensa residuo resterà a mio totale carico. Ogni valutazione dei vari casi che dovessero crearsi è nella piena discrezione della responsabile del servizio mensa.
Sono certo che almeno uno di quei bambini diventerà docente universitario o medico o imprenditore o infermiere e il suo solo rispetto varra la spesa.
Ne sono certo perché questi studieranno mentre i nostri figli faranno le notti in discoteca o a bearsi con i valori del “grande fratello”.
Il mio gesto è simbolico perché non posso pagare per tutti o per sempre e comunque so benissimo che non risolvo certo i problemi di quelle famiglie. Mi basta sapere che per i miei amministratori, per i miei compaesani e molto di più per quei bambini sia chiaro che io non ci sto e non sono solo.
Molto più dei soldi mi costerà il lavorio di diffamazione che come per altri casi verrà attivato da chi sa di avere la coda di paglia. Mi consola il fatto che catturerà soltanto quelle persone che mi onoreranno del loro disprezzo.
Posso sopportarlo. L’idea che fra 30 anni non mi cambino il pannolone invece mi atterrisce.
Ci sono cose che non si possono comprare. La famosa carta di credito c’è, ma solo per tutto il resto.
Un cittadino di Adro
Masada 1126. Botte da orbi
http://masadaweb.org
http://bellaciao.org/it/spip.php?article26491
La scuola di Adro
Lo spaccato della scuola di Adro è anche peggio di quello che avevamo immaginato. Sandro Ruotolo ha detto: “Ho girato tutta l’Italia ma non ho mai visto un tale concentrato di odio”. Madri indegne di tale nome, un covo di vipere razziste e assatanate che fa impallidire le streghe di Loudun.
Abbiamo finalmente capito gli sporchi propositi del sindaco leghista Danilo Oscar Lancini: rifiutare i 50 milioni di sostegno ai poveri offerti da Formigoni per poter dire: “I fondi non ci sono, il Comune è povero e dunque, nei sussidi, negli aiuti e nelle case popolari, è costretto a pensare solo ai cittadini legittimi. Gli extracomunitari, anche se lavorano qui da 20 anni, non potranno avere nulla anche se hanno bambini e situazioni di bisogno, troveranno chiuse le porte comunali, non avranno assistenza sociale, non potranno entrare nelle graduatorie dello Stato, non avranno diritto a sussidi. E, se non sono d’accordo con le nostre misure, possono sempre andare a vivere in un altro Comune””
E’ un cerchio infernale che si tiene. Quel sindaco, come altre amministrazioni leghiste, devono la loro elezione a istinti razzisti e xenofobi abilmente alimentati. Lancini su quel razzismo ha fondato il suo consenso. Senza di quello non sarebbe stato eletto. Dunque fa comodo creare situazioni di disagio per applicare intenti discriminatori, alimentando paura e odio sociale, così da aizzare la gente in senso antiumano. Più paura e disagio tra poveri ci sarà, più ci saranno voti per la Lega, che combatte uguaglianza e integrazione proprio per aumentare il suo potere.
Ma ci chiediamo: in quel paesetto del bresciano di 6.400 abitanti ci sono dei preti? Dei parroci? Esiste ancora una chiesa cristiana? E cosa fa per questa deriva razzista e inumana? Quei 200 genitori che hanno firmato una protesta anche contro l’ignoto donatore si considerano cristiani? Cosa pensano di essere? Su quale sorgente demoniaca di egoismo e disumanità intendono basare la loro vita? Cosa vogliono insegnare ai loro bambini? Con madri che si giustificano dicendo:”Questa è la legge”,quando sono loro stessi ad aver limitato la legge? E che immane vergogna con quel sindaco che poggia la propria giustificazione sulle parole di un amministratore australiano, quando l’Australia si deve vergognare davanti al mondo intero per il genocidio che ha fatto dei suoi aborigeni! E che vergogna quel sottolineare nella citazione il nome di Dio, un nome che viene calpestato dalla ferocia della gente! Perché non leggere direttamente Mein Kampf?! Anche i nazisti pronunciavano continuamente il nome di Dio, ma un Dio praticato nell’odio nasconde solo il suo contrario.
E in quel paesetto del bresciano esiste una CGIL? Un sindacato? Una casa del popolo? Un centro di volontari laici o cristiani? Dei centri politico-sociali? Qualcuno che che torni a insegnare, con l’esempio personale, come devono essere i giusti rapporti tra uomo e uomo, la solidarietà umana, il regno dei vivi contro l’abominio dei morti?
Due soli esempi contrari in uno spaccato d’inferno: una volontaria che da 20 anni presta gratuitamente la sua opera alla mensa di quella scuola e che è sconvolta da quanto accade. E una ex assistente sociale che bolla crudamente come razzismo esasperato quell’odio violento e bestiale.
Ma quelle famiglie razziste e infami rifiutano di essere bollate come razziste, come se il razzismo, quello stesso razzismo che costò 6 milioni di vittime in Germania e che ha ucciso degli innocenti nei pogrom di tutto il mondo. Ma quelle famiglie attossiccate dal virus del male, non si rendono nemmeno conto della loro degenerazione e della loro follia.
Il padre comboniano, Giovanni Piumatti, che gestisce una missione in Congo, è rimasto disgustato dall’odio sociale del sindaco Lancini, e ha mandato 600 euro per pagare la mensa ai bambini poveri di Adro. Siamo arrivati al punto che ci arrivano soldi dall’Africa, sottratti alla gigantesca povertà africana, per sopperire alla gente italiana che ha perso la fede in Dio e nell’uomo. Il missionario scrive: “Caro ‘cittadino di Adro, abbiam letto, qua in Africa, la tua lettera “Io non ci sto”: anche noi ci uniamo al tuo messaggio ed al tuo gesto. Ti inviamo un contributo per pagare la mensa per un anno ad uno dei tuoi-nostri bambini. Sono soldi che molti amici dell’Italia ci danno per l’Africa. Conoscendo bene i nostri amici so che sono contenti se ne invio una fetta lì a Brescia; perché anche loro vogliono un mondo diverso: un mondo fatto più di ponti che di barriere”.
Io non ci sto (lettera di un imprenditore che regala alla scuola di Adro 10.000 euro per pagare la mensa dei più poveri.)
Sono figlio di un mezzadro che non aveva soldi ma un infinito patrimonio di dignità. Ho vissuto i miei primi anni di vita in una cascina come quella del film “L’albero degli zoccoli”. Ho studiato molto e oggi ho ancora intatto tutto il patrimonio di dignità e inoltre ho guadagnato i soldi per vivere bene. E’ per questi motivi che ho deciso di rilevare il debito dei genitori di Adro che non pagano la mensa scolastica.
A scanso di equivoci, premetto che:
Non sono “comunista”. Alle ultime elezioni ho votato per FORMIGONI. Ciò non mi impedisce di avere amici dì tutte le idee politiche. Gli chiedo sempre e solo la condivisione dei valori fondamentali e al primo posto il rispetto della persona.
So perfettamente che fra le 40 famiglie alcune sono di furbetti che ne approfittano, ma di furbi ne conosco molti. Alcuni sono milionari e vogliono anche fare la morale agli altri. In questo caso, nel dubbio sto con i primi. Agli extracomunitari chiedo il rispetto dei nostri costumi e delle nostre leggi, ma lo chiedo con fermezza ed educazione cercando di essere il primo a rispettarle. E tirare in ballo i bambini non è compreso nell’educazione.
Ho sempre la preoccupazione di essere come quei signori che seduti in un bel ristorante se la prendono con gli extracomunitari. Peccato che la loro Mercedes sia appena stata lavata da un albanese e il cibo cucinato da un egiziano. Dimenticavo, la mamma è a casa assistita da una signora dell’Ucraina.
Vedo attorno a me una preoccupante e crescente intolleranza verso chi ha di meno. Purtroppo ho l’insana abitudine di leggere e so bene che i campi di concentramento nazisti non sono nati dal nulla, prima ci sono stati anni di piccoli passi verso il baratro. In fondo in fondo chiedere di mettere una stella gialla sul braccio agli ebrei non era poi una cosa che faceva male.
I miei compaesani si sono dimenticati in poco tempo da dove vengono. Mi vergogno che proprio il mio paese sia paladino di questo spostare l’asticella dell’intolleranza di un passo all’anno, prima con la taglia, poi con il rifiuto del sostegno regionale, poi con la mensa dei bambini, ma potrei portare molti altri casi.
Quando facevo le elementari alcuni miei compagni avevano il sostegno del patronato. Noi eravamo poveri, ma non ci siamo mai indignati. Ma dove sono i miei compaesani, ma come è possibile che non capiscano quello che sta avvenendo?
Che non mi vengano a portare considerazioni “miserevoli”. Anche il padrone del film di cui sopra aveva ragione. La pianta che il contadino aveva tagliato era la sua. Mica poteva metterla sempre lui la pianta per gli zoccoli. (E se non conoscono il film che se lo guardino..) Ma dove sono i miei sacerdoti? Sono forse disponibili a barattare la difesa del crocifisso con qualche etto di razzismo? Se esponiamo un bel rosario grande nella nostra casa, poi possiamo fare quello che vogliamo?
Vorrei sentire i miei preti “urlare”, scuotere l’animo della gente, dirci bene quali sono i valori, perché altrimenti penso che sono anche loro dentro il “commercio”.
Ma dov’è il segretario del partito per cui ho votato e che si vuole chiamare “partito dell’amore”. Ma dove sono i leader di quella Lega che vuole candidarsi a guidare l’Italia.
So per certo che non sono tutti ottusi ma che non si nascondano dietro un dito, non facciano come coloro che negli anni 70 chiamavano i brigatisti “compagni che sbagliano”.
Ma dove sono i consiglieri e gli assessori di Adro? Se credono davvero nel federalismo, che ci diano le dichiarazioni dei redditi loro e delle loro famiglie negli ultimi 10 anni. Tanto per farci capire come pagano le loro belle cose e case.
Non vorrei mai essere io a pagare anche per loro. Non vorrei che il loro reddito (o tenore di vita) Venga dalle tasse del papa di uno di questi bambini che lavora in fonderia per 1200 euro mese (regolari).
Ma dove sono i miei compaesani che non si domandano dove, come e quanti soldi spende l’amministrazione per non trovare i soldi per la mensa. Ma da dove vengono tutti i soldi che si muovono, e dove vanno?
Ma quanto rendono (o quanto dovrebbero o potrebbero rendere) gli oneri dei 30.000 metri cubi del laghetto Sala. E i 50.000 metri della nuova area verde sopra il Santuario chi li paga? E se poi domani ci costruissero? E se il Santuario fosse tutto circondato da edifici? Va sempre bene tutto?
Ma non hanno il dubbio che qualcuno voglia distrarre la loro attenzione per fini diversi. Non hanno il dubbio di essere usati? E’ già successo nella storia e anche in quella del nostro paese.
Il sonno della ragione genera mostri.
Io sono per la legalità. Per tutti e per sempre. Per me quelli che non pagano sono tutti uguali, quando non pagano un pasto, ma anche quando chiudono le aziende senza pagare i fornitori o i dipendenti o le banche.
Anche quando girano con i macchinoni e non pagano tutte le tasse, perché anche in quel caso qualcuno paga per loro.
Sono come i genitori di quei bambini. Ma che almeno non pretendano di farci la morale e di insegnare la legalità perché tutti questi begli insegnamenti li stanno dando anche ai loro figli.
E chi semina vento, raccoglie tempesta!
I 40 bambini che hanno ricevuto la lettera di sospensione servizio mensa, fra 20/30 anni vivranno nel nostro paese. L’età gioca a loro favore. Saranno quelli che ci verranno a cambiare il pannolone alla casa di riposo. Ma quei giorno siamo sicuri che si saranno dimenticati di oggi? E se non ce lo volessero più cambiare? Non ditemi che verranno i nostri figli perché il senso di solidarietà glielo stiamo insegnando noi adesso. E’ anche per questo che non ci sto.
Voglio urlare che io non ci sto. Ma per non urlare e basta ho deciso di fare un gesto che vorrà dire poco, ma vuole tentare di svegliare la coscienza dei miei compaesani.
Ho versato quanto necessario a garantire il diritto all’uso della mensa per tutti i bambini, in modo da non creare rischi di dissesto finanziario per l’amministrazione, in tal modo mi impegno a garantire tutta la copertura necessaria per l’anno scolastico 2009/2010.
Quando i genitori potranno pagare, i soldi verranno versati in modo normale, se non potranno o vorranno pagare il costo della mensa residuo resterà a mio totale carico. Ogni valutazione dei vari casi che dovessero crearsi è nella piena discrezione della responsabile del servizio mensa.
Sono certo che almeno uno di quei bambini diventerà docente universitario o medico o imprenditore o infermiere e il suo solo rispetto varra la spesa.
Ne sono certo perché questi studieranno mentre i nostri figli faranno le notti in discoteca o a bearsi con i valori del “grande fratello”.
Il mio gesto è simbolico perché non posso pagare per tutti o per sempre e comunque so benissimo che non risolvo certo i problemi di quelle famiglie. Mi basta sapere che per i miei amministratori, per i miei compaesani e molto di più per quei bambini sia chiaro che io non ci sto e non sono solo.
Molto più dei soldi mi costerà il lavorio di diffamazione che come per altri casi verrà attivato da chi sa di avere la coda di paglia. Mi consola il fatto che catturerà soltanto quelle persone che mi onoreranno del loro disprezzo.
Posso sopportarlo. L’idea che fra 30 anni non mi cambino il pannolone invece mi atterrisce.
Ci sono cose che non si possono comprare. La famosa carta di credito c’è, ma solo per tutto il resto.
Un cittadino di Adro
Masada 1126. Botte da orbi
http://masadaweb.org
http://bellaciao.org/it/spip.php?article26491
venerdì 16 aprile 2010
La gratuità, un processo comunitario
La gratuità, un processo comunitario
16-04-2010 di Chiara Andreola
Fonte: Città nuova
L'imprenditore bresciano che ha pagato di tasca propria la mensa scolastica ai bambini che non se la potevano permettere ha ricevuto, insieme alle lodi, anche forti critiche. Qual è il valore della gratuità all'interno della comunità? Tre domande all'economista Luigino Bruni.
Dapprima gli strali erano arrivati al sindaco di Adro (Brescia), che aveva deciso di lasciare fuori dalla mensa scolastica chi non era in regola con i pagamenti. Poi, quando un (inizialmente) anonimo imprenditore ha saldato il debito per non lasciare a stomaco vuoto incolpevoli bambini di scuola elementare, sotto il fuoco di fila è finito l'autore del munifico gesto: troppo facile ora, per chi vuol fare il furbo, approfittare della generosità altrui. Così circa 200 famiglie hanno annunciato che non pagheranno più la retta in segno di protesta. Il sindaco ha inoltre dichiarato al Corriere che quella di Silvano Lancini – questo il nome dell'imprenditore – è «un'azione politica», volta a favorire l'opposizione. Che sia generosità autentica o una mossa calcolata, l'episodio porta al centro la questione del valore e del ruolo della gratuità nel contesto cittadino. Ne parliamo con Luigino Bruni, docente di economia all'università di Milano Bicocca, autore di un libro proprio su quest’argomento (Il prezzo della gratuità, Città Nuova).
Appena è stato reso noto il nome del benefattore, hanno preso corpo le supposizioni su quali altri interessi potesse nascondere: come mai facciamo fatica a concepire un gesto di gratuità?
«L'ethos del mercato è talmente centrato attorno al principio dell'interesse personale, come traspare anche dai libri di testo e dalle scuole di management in cui si formano le classi dirigenti, che anche un atto altruistico finisce per rientrare in questa logica e diventare “sospetto”. Però c'è da dire che questa è anche una reazione ad un'idea di beneficenza che nascondeva rapporti di potere: il munus, il dono, ha accompagnato per millenni la vita comune, ma era in alcuni casi espressione di dominio. Anche Seneca affermava che, se il beneficiato non riesce a rispondere al dono del benefattore, finisce per odiarlo, perché gli ricorda ogni giorno la sua dipendenza. Bisogna quindi creare le condizioni per l'esistenza di una cultura della gratuità: l'economia civile e l'Economia di Comunione vanno in questa direzione».
In che cosa dunque la gratuità si distingue dalla beneficenza?
«La gratuità è radicata nella reciprocità: è un processo che inizia, come ad esempio in questo caso, con una donazione, ma poi si sviluppa e dura nel tempo all'interno della comunità, non è solo l'atto di una persona. In questo senso la cultura europea è diversa da quella americana, dove è considerato normale che un imprenditore faccia una donazione anche consistente: non essendo abituati al modello filantropico, ma a quello comunitario, non abbiamo l'idea che sia il singolo a provvedere di tasca propria ad un compito che attribuiamo allo Stato o alla comunità. Ed è proprio nella comunità che la reciprocità trova la sua piena espressione, appunto perché non è semplice beneficenza, ma un modello di rapporti. La povertà stessa è un rapporto, non uno status».
Uno dei motivi per cui il gesto dell'imprenditore bresciano è stato criticato è il rischio che se ne approfitti anche chi, pur avendone la possibilità, non paga la retta della mensa: la gratuità ha dei limiti?
«L'atto di generosità è per sua natura fragile ed esposto all'opportunismo. Il rischio è inevitabile, ma non è una buona ragione per non farlo. Costruire comunità solidali per dinamiche più sostenibili funziona anche da garanzia in questo senso, perché una volta che il processo di gratuità è inserito nella dimensione comunitaria si può esercitare una sorta di controllo».
http://www.cittanuova.it/contenuto.php?TipoContenuto=web&idContenuto=24329
16-04-2010 di Chiara Andreola
Fonte: Città nuova
L'imprenditore bresciano che ha pagato di tasca propria la mensa scolastica ai bambini che non se la potevano permettere ha ricevuto, insieme alle lodi, anche forti critiche. Qual è il valore della gratuità all'interno della comunità? Tre domande all'economista Luigino Bruni.
Dapprima gli strali erano arrivati al sindaco di Adro (Brescia), che aveva deciso di lasciare fuori dalla mensa scolastica chi non era in regola con i pagamenti. Poi, quando un (inizialmente) anonimo imprenditore ha saldato il debito per non lasciare a stomaco vuoto incolpevoli bambini di scuola elementare, sotto il fuoco di fila è finito l'autore del munifico gesto: troppo facile ora, per chi vuol fare il furbo, approfittare della generosità altrui. Così circa 200 famiglie hanno annunciato che non pagheranno più la retta in segno di protesta. Il sindaco ha inoltre dichiarato al Corriere che quella di Silvano Lancini – questo il nome dell'imprenditore – è «un'azione politica», volta a favorire l'opposizione. Che sia generosità autentica o una mossa calcolata, l'episodio porta al centro la questione del valore e del ruolo della gratuità nel contesto cittadino. Ne parliamo con Luigino Bruni, docente di economia all'università di Milano Bicocca, autore di un libro proprio su quest’argomento (Il prezzo della gratuità, Città Nuova).
Appena è stato reso noto il nome del benefattore, hanno preso corpo le supposizioni su quali altri interessi potesse nascondere: come mai facciamo fatica a concepire un gesto di gratuità?
«L'ethos del mercato è talmente centrato attorno al principio dell'interesse personale, come traspare anche dai libri di testo e dalle scuole di management in cui si formano le classi dirigenti, che anche un atto altruistico finisce per rientrare in questa logica e diventare “sospetto”. Però c'è da dire che questa è anche una reazione ad un'idea di beneficenza che nascondeva rapporti di potere: il munus, il dono, ha accompagnato per millenni la vita comune, ma era in alcuni casi espressione di dominio. Anche Seneca affermava che, se il beneficiato non riesce a rispondere al dono del benefattore, finisce per odiarlo, perché gli ricorda ogni giorno la sua dipendenza. Bisogna quindi creare le condizioni per l'esistenza di una cultura della gratuità: l'economia civile e l'Economia di Comunione vanno in questa direzione».
In che cosa dunque la gratuità si distingue dalla beneficenza?
«La gratuità è radicata nella reciprocità: è un processo che inizia, come ad esempio in questo caso, con una donazione, ma poi si sviluppa e dura nel tempo all'interno della comunità, non è solo l'atto di una persona. In questo senso la cultura europea è diversa da quella americana, dove è considerato normale che un imprenditore faccia una donazione anche consistente: non essendo abituati al modello filantropico, ma a quello comunitario, non abbiamo l'idea che sia il singolo a provvedere di tasca propria ad un compito che attribuiamo allo Stato o alla comunità. Ed è proprio nella comunità che la reciprocità trova la sua piena espressione, appunto perché non è semplice beneficenza, ma un modello di rapporti. La povertà stessa è un rapporto, non uno status».
Uno dei motivi per cui il gesto dell'imprenditore bresciano è stato criticato è il rischio che se ne approfitti anche chi, pur avendone la possibilità, non paga la retta della mensa: la gratuità ha dei limiti?
«L'atto di generosità è per sua natura fragile ed esposto all'opportunismo. Il rischio è inevitabile, ma non è una buona ragione per non farlo. Costruire comunità solidali per dinamiche più sostenibili funziona anche da garanzia in questo senso, perché una volta che il processo di gratuità è inserito nella dimensione comunitaria si può esercitare una sorta di controllo».
http://www.cittanuova.it/contenuto.php?TipoContenuto=web&idContenuto=24329
giovedì 15 aprile 2010
I genitori non pagano, 16 bimbi giù dal bus
I genitori non pagano, 16 bimbi giù dal bus
DURA LEX. Dopo le vacanze pasquali, il trasporto scolastico è stato sospeso a 16 alunni. E presto toccherà ad altri 93. L'ultimo episodio alle materne Villa Are. L'assessore Benetti: «Spediti diversi solleciti, ma non hanno versato gli arretrati»
15/04/2010
Verona. Bambini lasciati a terra dal pullmino scolastico. Per questione di soldi, è ovvio. «Pur avendo ricevuto diversi solleciti a mezzo raccomandata con ricevuta di ritorno, i genitori non hanno pagato le rette dovute e il servizio è stato sospeso», fa sapere l'assessore comunale alla Pubblica istruzione, Alberto Benetti. Che snocciola numeri da allarme rosso: dopo le vacanze pasquali il servizio di trasporto scolastico è stato sospeso a 16 bambini, figli di genitori insolventi, e vi sono altri 93 piccoli utenti cui sarà a breve sospeso il servizio se mamma e papà non provvederanno al pagamento dell'arretrato.L'ultimo episodio venerdì pomeriggio, alla scuola dell'infanzia comunale Villa Are di via Torricelle. L'autista del pullmino, dichiarando alle esterrefatte maestre di agire su mandato del Comune, si è rifiutato di far salire due sorelline, che pure al mattino erano state regolarmente prelevate a casa. «Una scena odiosa», racconta una mamma, «le maestre hanno tentato di convincere l'autista, ma non c'è stato verso. Non hanno potuto far altro che avvisare i genitori, che sono venuti a prenderle. Il Comune poteva evitare l'umiliazione pubblica alle bimbe».L'episodio, riferisce la mamma, ha avuto un'altra coda spiacevole: «Un amichetto delle due bambine è rimasto talmente turbato da quanto avvenuto nel piazzale della scuola, che si è rifiutato di salire sul pullmino e, non visto, è andato a nascondersi dentro la scuola. Potete immaginare lo sgomento della madre, quando non lo ha visto scendere dallo scuolabus».E non è finita: «Da quel che sappiamo», incalza la mamma, «i genitori non sono in regola nemmeno con le rette per la refezione scolastica. Verranno nutrite a pane e acqua come è accaduto recentemente nel Vicentino?».L'assessore Benetti scongiura questa evenienza: «Il pasto viene garantito anche in presenza d'insolvenza, perché il Comune di Verona lo considera un servizio essenziale. Con le conseguenze che questa decisione comporta».Per quanto riguarda il mancato pagamento del trasporto scolastico, «la famiglia delle due bambine», chiarisce l'assessore, «non aveva mai pagato nemmeno una rata per il servizio di trasporto dall'inizio dell'anno scolastico, così come non ha mai pagato nemmeno una rata per la refezione scolastica, eccettuata la prima, indispensabile all'atto dell'iscrizione per ottenere il posto. Aveva ricevuto ben due solleciti», aggiunge Benetti, «sia per il pagamento del trasporto che per quello della refezione, che preavvertiva della sospensione del servizio di trasporto e della procedura di riscossione coattiva per il servizio mensa. Inoltre la famiglia, che non risulta per reddito tra i nuclei familiari a protezione sociale assistiti dal Comune, si era recata presso gli Uffici comunali dove gli operatori li avevano informati delle possibili agevolazioni di cui avrebbero potuto usufruire nel caso di difficoltà economiche. Ciononostante, non si sono più fatti vivi: dispiace per la situazione in cui si sono venute a trovare le due bambine, ma la responsabilità è tutta dei genitori».
P.COL.
http://www.larena.it/stories/Home/143589_i_genitori_non_pagano16_bimbi_gi_dal_bus/
DURA LEX. Dopo le vacanze pasquali, il trasporto scolastico è stato sospeso a 16 alunni. E presto toccherà ad altri 93. L'ultimo episodio alle materne Villa Are. L'assessore Benetti: «Spediti diversi solleciti, ma non hanno versato gli arretrati»
15/04/2010
Verona. Bambini lasciati a terra dal pullmino scolastico. Per questione di soldi, è ovvio. «Pur avendo ricevuto diversi solleciti a mezzo raccomandata con ricevuta di ritorno, i genitori non hanno pagato le rette dovute e il servizio è stato sospeso», fa sapere l'assessore comunale alla Pubblica istruzione, Alberto Benetti. Che snocciola numeri da allarme rosso: dopo le vacanze pasquali il servizio di trasporto scolastico è stato sospeso a 16 bambini, figli di genitori insolventi, e vi sono altri 93 piccoli utenti cui sarà a breve sospeso il servizio se mamma e papà non provvederanno al pagamento dell'arretrato.L'ultimo episodio venerdì pomeriggio, alla scuola dell'infanzia comunale Villa Are di via Torricelle. L'autista del pullmino, dichiarando alle esterrefatte maestre di agire su mandato del Comune, si è rifiutato di far salire due sorelline, che pure al mattino erano state regolarmente prelevate a casa. «Una scena odiosa», racconta una mamma, «le maestre hanno tentato di convincere l'autista, ma non c'è stato verso. Non hanno potuto far altro che avvisare i genitori, che sono venuti a prenderle. Il Comune poteva evitare l'umiliazione pubblica alle bimbe».L'episodio, riferisce la mamma, ha avuto un'altra coda spiacevole: «Un amichetto delle due bambine è rimasto talmente turbato da quanto avvenuto nel piazzale della scuola, che si è rifiutato di salire sul pullmino e, non visto, è andato a nascondersi dentro la scuola. Potete immaginare lo sgomento della madre, quando non lo ha visto scendere dallo scuolabus».E non è finita: «Da quel che sappiamo», incalza la mamma, «i genitori non sono in regola nemmeno con le rette per la refezione scolastica. Verranno nutrite a pane e acqua come è accaduto recentemente nel Vicentino?».L'assessore Benetti scongiura questa evenienza: «Il pasto viene garantito anche in presenza d'insolvenza, perché il Comune di Verona lo considera un servizio essenziale. Con le conseguenze che questa decisione comporta».Per quanto riguarda il mancato pagamento del trasporto scolastico, «la famiglia delle due bambine», chiarisce l'assessore, «non aveva mai pagato nemmeno una rata per il servizio di trasporto dall'inizio dell'anno scolastico, così come non ha mai pagato nemmeno una rata per la refezione scolastica, eccettuata la prima, indispensabile all'atto dell'iscrizione per ottenere il posto. Aveva ricevuto ben due solleciti», aggiunge Benetti, «sia per il pagamento del trasporto che per quello della refezione, che preavvertiva della sospensione del servizio di trasporto e della procedura di riscossione coattiva per il servizio mensa. Inoltre la famiglia, che non risulta per reddito tra i nuclei familiari a protezione sociale assistiti dal Comune, si era recata presso gli Uffici comunali dove gli operatori li avevano informati delle possibili agevolazioni di cui avrebbero potuto usufruire nel caso di difficoltà economiche. Ciononostante, non si sono più fatti vivi: dispiace per la situazione in cui si sono venute a trovare le due bambine, ma la responsabilità è tutta dei genitori».
P.COL.
http://www.larena.it/stories/Home/143589_i_genitori_non_pagano16_bimbi_gi_dal_bus/
Mensa negata a nove alunni di una scuola elementare: sono troppo poveri
IL CASO
Mensa negata a nove alunni di una scuola elementare: sono troppo poveri
Alla «Modugno» c'è il tempo pieno e una «card» per la refezione. Il Comune: stiamo cercando una soluzione
BARLETTA - I genitori sono poveri e la mensa viene negata a nove bambini: accade nella scuola elementare «Modugno», unico istituto sul territorio barlettano ad offrire il servizio del tempo pieno. Bambini a digiuno - o meglio senza un pasto caldo - perché i loro genitori non hanno ricaricato la «card dei sapori»: non hanno i mezzi per farlo.
NIENTE REFEZIONE - Così quando squilla la campanella di fine lezione, la gran parte degli alunni sciama verso il refettorio, mentre i nove piccoli senza «bancomat alimentare» restano seduti tra i banchi della classe e si sfamano con un panino o un piatto freddo portato da casa. Alla dirigente scolastica, la professoressa Eleonora Iuliano, fino a poche ore fa il Comune rispondeva picche . «Questa situazione è molto grave per la salute dei nostri bambini - sottolinea la dirigente -. Purtroppo il problema si crea essendoci delle situazione di estrema precarietà. Pur sforzandoci di attenuare l’impatto della situazione anche da un punto di vista psicologico, il disagio risulta molto penalizzante per tutti».
IL COMUNE - La dirigente del settore ai servizi sociali del Comune Maria Rosaria Donno assicura che si sta cercando una soluzione. «Purtroppo - spiega - il bilancio non è stato approvato e lavoriamo in ristrettezze». La dirigente ha comunque assicurato che già da oggi tutti i bambini della scuola potranno mangiare un pasto caldo.
Redazione online
15 aprile 2010
http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/bari/notizie/cronaca/2010/15-aprile-2010/mensa-negata-nove-alunni-una-scuola-elementare-sono-troppo-poveri--1602838913509.shtml
Mensa negata a nove alunni di una scuola elementare: sono troppo poveri
Alla «Modugno» c'è il tempo pieno e una «card» per la refezione. Il Comune: stiamo cercando una soluzione
BARLETTA - I genitori sono poveri e la mensa viene negata a nove bambini: accade nella scuola elementare «Modugno», unico istituto sul territorio barlettano ad offrire il servizio del tempo pieno. Bambini a digiuno - o meglio senza un pasto caldo - perché i loro genitori non hanno ricaricato la «card dei sapori»: non hanno i mezzi per farlo.
NIENTE REFEZIONE - Così quando squilla la campanella di fine lezione, la gran parte degli alunni sciama verso il refettorio, mentre i nove piccoli senza «bancomat alimentare» restano seduti tra i banchi della classe e si sfamano con un panino o un piatto freddo portato da casa. Alla dirigente scolastica, la professoressa Eleonora Iuliano, fino a poche ore fa il Comune rispondeva picche . «Questa situazione è molto grave per la salute dei nostri bambini - sottolinea la dirigente -. Purtroppo il problema si crea essendoci delle situazione di estrema precarietà. Pur sforzandoci di attenuare l’impatto della situazione anche da un punto di vista psicologico, il disagio risulta molto penalizzante per tutti».
IL COMUNE - La dirigente del settore ai servizi sociali del Comune Maria Rosaria Donno assicura che si sta cercando una soluzione. «Purtroppo - spiega - il bilancio non è stato approvato e lavoriamo in ristrettezze». La dirigente ha comunque assicurato che già da oggi tutti i bambini della scuola potranno mangiare un pasto caldo.
Redazione online
15 aprile 2010
http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/bari/notizie/cronaca/2010/15-aprile-2010/mensa-negata-nove-alunni-una-scuola-elementare-sono-troppo-poveri--1602838913509.shtml
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LA PROTESTA DI ADRO
La protesta di Adro, una delle prime manifestazioni "contro la solidarietà" di cui abbia avuto notizia nella mia vita, è sintomatica del modo di intendere il denaro e il benessere nelle lande del voto a PDL e Lega Nord.
Il motivo delle agghiaccianti polemiche contro il brav'uomo che ha dato un po' di soldi per ripianare i debiti della mensa è che coloro che la pagano si sentono trattati "ingiustamente": se alcuni non ce la fanno a pagare, per quanto li riguarda, devono vedere i loro figli umiliati e tenuti a digiuno per "rispetto" a coloro che invece pagano e quindi possono mangiare lautamente e con pieno diritto.
E' una concezione profondamente malata del denaro ma si attaglia molto bene alla visione del mondo pidiellin-leghista nel nord.
Secondo tale concezione, il denaro è misura del valore dell'uomo e il "punteggio" raggiunto dev'essere ben visibile: chi non può permettersi di pagare deve essere additato e canzonato, possibilmente accusato di fannullismo e incapacità, e di conseguenza subire la pubblica umiliazione anche per quello che riguarda le necessità più essenziali, e anche se è semplicemente un bambino senza alcuna responsabilità per la situazione familiare in cui si trova.
Per queste belve cresciute a rampantismo iper-individualista, evasione e razzismo sociale, il denaro che possono esibire E' la ragione fondamentale della propria soddisfazione esistenziale. E qui sta l'origine della mobilitazione: se i bambini possono mangiare anche quando le loro famiglie non hanno i soldi per pagare la mensa, non si ha segno tangibile, di fronte alla "comunità", della gerarchia sociale.
Questo provoca una rabbia tremenda nei poveri tapini pidiellin-leghisti, proprio perché, ripeto, la loro soddisfazione nella vita è affermare una raggiunta superiorità economica e potersi distanziare dagli "straccioni" e dagli "sfigati". Non a caso, il modo che hanno di spendere quel che guadagnano è spesso fortemente orientato a paccottiglia inutile ma vistosissima.
Il fenomeno è tanto più evidente quanto più contenute sono le dimensioni del centro abitato e dunque i rapporti di controllo reciproco "comunitario" sono più stringenti.
La solidarietà, per questi individui, non può esistere se è separata dall'umiliazione nei confronti di chi vi ricorre: non può essere segreta e disinteressata, dunque espressione di un sentimento genuino di prossimità ad un altro uomo, ma deve essere pubblicamente riconosciuta e chi vi ricorre deve ufficialmente rinunciare alla propria dignità, per essere oggetto di carità pelosa e diventare così un altro fattore di "soddisfazione" differenziale.
http://groups.google.com/group/it.politica/browse_thread/thread/64f18ac0b9aeeaaa/8ce7f58402883f19?lnk=raot&pli=1
Paga di suo per la mensa dei bimbi, gli gridano “mangiapane a tradimento”
Un uomo cui vorresti stringere la mano, un uomo civile costretto a nascondere la sua normale civiltà dietro l’anonimato. Non dice il suo nome perché già sa che contro di lui ci sarà “il lavorio di diffamazione attivato da chi ha la coda di paglia, quelle persone che mi onoreranno del loro disprezzo”. Non fa conoscere la sua identità ma conosce bene il mondo in cui vive, infatti le “code di paglia” e quelli da cui è “onore essere disprezzati” erano già ieri in piazza, in strada davanti alla scuola del paese di Adro, due passi da Brescia, innalzavano slogan e cartelli con sopra scritto: “Mangiapane a tradimento”.
I “mangiapane a tradimento” sono per le “code di paglia” i bambini della scuola che alla mensa della scuola mangiavano anche se i loro genitori non pagavano la retta. Il sindaco, Oscar Lancini, e l’amministrazione comunale avevano deciso che quei bambini non dovevano mangiare più, almeno alla mensa: così i genitori imparavano a non pagare. Decisione presa con il supporto di molti genitori “paganti”, consenso mostrato e gridato anche in qualche intervista volante ai telegiornali. Dunque i bambini “morosi” non mangiavano e nella simpatica comunità non era questo in fondo lo scandalo, lo scandalo era che fosse violato il principio secondo cui ciascuno mangia secondo i soldi che sborsa, bambino o adulto che sia. Questione di principio, questione di ordine e anche in fondo di sicurezza sociale. Fino a che il nostro normale uomo civile ha svelato quale questione fosse davvero: una questione di 9.900 euro. Ben 9.900 euro che il Comune e la brava gente di Adro non poteva evidentemente “sperperare” per elargire “pane a tradimento”. E poi dove trovarla una così enorme cifra?
L’uomo, solo, normale e civile li ha trovati: nelle sue tasche. Ha inviato un bonifico bancario di 10mila euro alle casse della mensa, ha saldato il debito, si è impegnato a pagare tutto il costo della mensa per tutto l’anno scolastico. Non ha ricevuto ringraziamenti da molti suoi concittadini. Ha ricevuto in cambio rabbia, schiumanti di rabbia erano quelli di cui era stata svelata la misura umana prima ancora che finanziaria, quelli per cui 9.900 euro valgono eccome qualche bambino allontanato dal piatto della pasta a mezzogiorno. Rabbia che il loro sindaco comprendeva: “Mi risulta ci siano cittadini inviperiti”.
Inviperiti anche perché l’uomo solo, normale e civile ha allegato al bonifico una lettera che è una esatta biografia del mondo in cui vive e nel quale viviamo. E’ una lettera scritta semplice ma ha l’efficacia e lo spessore di un testo universitario, di una accademica ricerca di sociologia, politica, economia, storia. Una ricerca sul campo, un faro acceso sul “territorio” delle nostre anime, menti e “valori”. Val la pena di leggerla, eccola la lettera.
“Sono figlio di un mezzadro che non aveva soldi ma un infinito patrimonio di dignità…ho studiato molto, ho guadagnato soldi per vivere bene. Per questi motivi rilevo il debito dei genitori che non pagano la mensa scolastica”. Paga per gli altri e quindi la prima cosa che tende a precisare è: “A scanso di equivoci non sono comunista, ho votato per Formigoni”. Il concreto gesto di solidarietà, il metter mano al portafoglio per far mangiare i bambini alla mensa appare a lui stesso così alieno rispetto al mondo in cui vive da poter essere giudicato niente meno che “comunista”. Quindi apprendiamo che nel suo habitat umano e sociale “comunista” è chi dà da mangiare ai bambini, singolare capriola dai tempi in cui i bambini i comunisti “se li mangiavano”.
Prosegue la lettera: “So perfettamente che tra le 40 famiglie che non pagano ci sono dei furbetti che ne approfittano ma di furbi ne conosco molti”. E li descrive, anzi li dipinge, sono figure in carne e ossa: “Quelli che in un bel ristorante se la prendono con gli extra comunitari. Peccato che la loro Mercedes sia stata lavata da un albanese, il loro cibo cucinato da un egiziano e la loro mamma sia assistita da un’ucraina…”. Poi l’uomo, solo, normale e civile confessa il suo grande e orribile peccato: “Purtroppo ho l’insana abitudine di leggere e so bene che i campi di concentramento nazista non sono nati dal nulla, prima ci sono stati anni di piccoli passi verso il baratro. In fondo chiedere di mettere una stalla gialla sui vestiti degli ebrei non era una cosa che faceva male”.
Legge, quindi è sospetto e reo confesso. Legge, guarda e fa di conto: “Prima la taglia, poi il rifiuto del sostegno regionale, quindi la mensa…”. E osa quel che non si deve osare: sbattere in faccia la realtà. “Dove sono i miei sacerdoti, sono pronti a barattare la difesa del crocefisso con qualche etto di razzismo? Se esponiamo un bel rosario nella nostra casa, poi possiamo fare quel che vogliamo? Dov’è il segretario del partito per cui ho votato e che si vuole chiamare partito dell’amore? Dove sono i leader della Lega, fanno come quelli che negli anni ‘70 chiamavano i brigatisti compagni che sbagliano? Dove sono i consiglieri e gli assessori di Adro e i miei compaesani che non si domandano dove, come e quanti soldi spende l’amministrazione per non trovare i soldi della mensa?”.
Poi l’uomo solo, normale e civile fa quel che non si fa, quel che nella storia sempre si paga a farlo davvero: indicare i sepolcri imbiancati. “Io sono per la legalità. Per tutti e per sempre. Per me quelli che non pagano sono tutti uguali, quando non pagano un pasto ma anche quando chiudono un’azienda senza pagare i fornitori o i dipendenti o le banche. Anche quando girano con i macchinoni e non pagano tutte le tasse…”.
Così scrive e paga, entrambe le cose anche e soprattutto per gli altri, l’uomo solo, normale e civile. Non mostra il suo nome, per pudore. Ma anche per prudenza, perchè “code di paglia”, sepolcri imbiancati e quei nuovi, giovani e promettenti mostri che si beano e gloriano della chiara infamia di sfilare il piatto al bambino “moroso” potrebbero dargli la caccia. Se già non hanno cominciato a farlo.
http://www.blitzquotidiano.it/cronaca-italia/mensa-bambini-uomo-civile-rabbia-scuola-325053/
Un uomo cui vorresti stringere la mano, un uomo civile costretto a nascondere la sua normale civiltà dietro l’anonimato. Non dice il suo nome perché già sa che contro di lui ci sarà “il lavorio di diffamazione attivato da chi ha la coda di paglia, quelle persone che mi onoreranno del loro disprezzo”. Non fa conoscere la sua identità ma conosce bene il mondo in cui vive, infatti le “code di paglia” e quelli da cui è “onore essere disprezzati” erano già ieri in piazza, in strada davanti alla scuola del paese di Adro, due passi da Brescia, innalzavano slogan e cartelli con sopra scritto: “Mangiapane a tradimento”.
I “mangiapane a tradimento” sono per le “code di paglia” i bambini della scuola che alla mensa della scuola mangiavano anche se i loro genitori non pagavano la retta. Il sindaco, Oscar Lancini, e l’amministrazione comunale avevano deciso che quei bambini non dovevano mangiare più, almeno alla mensa: così i genitori imparavano a non pagare. Decisione presa con il supporto di molti genitori “paganti”, consenso mostrato e gridato anche in qualche intervista volante ai telegiornali. Dunque i bambini “morosi” non mangiavano e nella simpatica comunità non era questo in fondo lo scandalo, lo scandalo era che fosse violato il principio secondo cui ciascuno mangia secondo i soldi che sborsa, bambino o adulto che sia. Questione di principio, questione di ordine e anche in fondo di sicurezza sociale. Fino a che il nostro normale uomo civile ha svelato quale questione fosse davvero: una questione di 9.900 euro. Ben 9.900 euro che il Comune e la brava gente di Adro non poteva evidentemente “sperperare” per elargire “pane a tradimento”. E poi dove trovarla una così enorme cifra?
L’uomo, solo, normale e civile li ha trovati: nelle sue tasche. Ha inviato un bonifico bancario di 10mila euro alle casse della mensa, ha saldato il debito, si è impegnato a pagare tutto il costo della mensa per tutto l’anno scolastico. Non ha ricevuto ringraziamenti da molti suoi concittadini. Ha ricevuto in cambio rabbia, schiumanti di rabbia erano quelli di cui era stata svelata la misura umana prima ancora che finanziaria, quelli per cui 9.900 euro valgono eccome qualche bambino allontanato dal piatto della pasta a mezzogiorno. Rabbia che il loro sindaco comprendeva: “Mi risulta ci siano cittadini inviperiti”.
Inviperiti anche perché l’uomo solo, normale e civile ha allegato al bonifico una lettera che è una esatta biografia del mondo in cui vive e nel quale viviamo. E’ una lettera scritta semplice ma ha l’efficacia e lo spessore di un testo universitario, di una accademica ricerca di sociologia, politica, economia, storia. Una ricerca sul campo, un faro acceso sul “territorio” delle nostre anime, menti e “valori”. Val la pena di leggerla, eccola la lettera.
“Sono figlio di un mezzadro che non aveva soldi ma un infinito patrimonio di dignità…ho studiato molto, ho guadagnato soldi per vivere bene. Per questi motivi rilevo il debito dei genitori che non pagano la mensa scolastica”. Paga per gli altri e quindi la prima cosa che tende a precisare è: “A scanso di equivoci non sono comunista, ho votato per Formigoni”. Il concreto gesto di solidarietà, il metter mano al portafoglio per far mangiare i bambini alla mensa appare a lui stesso così alieno rispetto al mondo in cui vive da poter essere giudicato niente meno che “comunista”. Quindi apprendiamo che nel suo habitat umano e sociale “comunista” è chi dà da mangiare ai bambini, singolare capriola dai tempi in cui i bambini i comunisti “se li mangiavano”.
Prosegue la lettera: “So perfettamente che tra le 40 famiglie che non pagano ci sono dei furbetti che ne approfittano ma di furbi ne conosco molti”. E li descrive, anzi li dipinge, sono figure in carne e ossa: “Quelli che in un bel ristorante se la prendono con gli extra comunitari. Peccato che la loro Mercedes sia stata lavata da un albanese, il loro cibo cucinato da un egiziano e la loro mamma sia assistita da un’ucraina…”. Poi l’uomo, solo, normale e civile confessa il suo grande e orribile peccato: “Purtroppo ho l’insana abitudine di leggere e so bene che i campi di concentramento nazista non sono nati dal nulla, prima ci sono stati anni di piccoli passi verso il baratro. In fondo chiedere di mettere una stalla gialla sui vestiti degli ebrei non era una cosa che faceva male”.
Legge, quindi è sospetto e reo confesso. Legge, guarda e fa di conto: “Prima la taglia, poi il rifiuto del sostegno regionale, quindi la mensa…”. E osa quel che non si deve osare: sbattere in faccia la realtà. “Dove sono i miei sacerdoti, sono pronti a barattare la difesa del crocefisso con qualche etto di razzismo? Se esponiamo un bel rosario nella nostra casa, poi possiamo fare quel che vogliamo? Dov’è il segretario del partito per cui ho votato e che si vuole chiamare partito dell’amore? Dove sono i leader della Lega, fanno come quelli che negli anni ‘70 chiamavano i brigatisti compagni che sbagliano? Dove sono i consiglieri e gli assessori di Adro e i miei compaesani che non si domandano dove, come e quanti soldi spende l’amministrazione per non trovare i soldi della mensa?”.
Poi l’uomo solo, normale e civile fa quel che non si fa, quel che nella storia sempre si paga a farlo davvero: indicare i sepolcri imbiancati. “Io sono per la legalità. Per tutti e per sempre. Per me quelli che non pagano sono tutti uguali, quando non pagano un pasto ma anche quando chiudono un’azienda senza pagare i fornitori o i dipendenti o le banche. Anche quando girano con i macchinoni e non pagano tutte le tasse…”.
Così scrive e paga, entrambe le cose anche e soprattutto per gli altri, l’uomo solo, normale e civile. Non mostra il suo nome, per pudore. Ma anche per prudenza, perchè “code di paglia”, sepolcri imbiancati e quei nuovi, giovani e promettenti mostri che si beano e gloriano della chiara infamia di sfilare il piatto al bambino “moroso” potrebbero dargli la caccia. Se già non hanno cominciato a farlo.
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