Mensa di Adro, le mamme pronte a scaricare la direttrice Paganotti
Venerdì alla riunione delle famiglie che usano il servizio mensa si scopriranno le carte sull'atteggiamento che vorranno tenere le famiglie morose per "puntiglio".
Adro, 11 maggio 2010 - Qualcosa sta per accadere. Se ancora non ci sono i conti esatti per chi si è «dimenticato» di pagare la mensa, altre somme paiono esser state tirate. Sono due le scadenze che segneranno il passo della vicenda della mensa del comune franciacortino: la prima è domani quando avrà luogo il consiglio comunale; la seconda è venerdì quando ci sarà una riunione delle famiglie che utilizzano il servizio mensa. E’ da quest’ultimo appuntamento che si scopriranno le carte sull’atteggiamento che vorranno tenere le famiglie morose non per necessità ma per «puntiglio», soprattutto quelle che, dopo l’incasso dei 10mila euro del benefattore, avrebbero deciso di non pagare (anche se, ad aprile, di morosi ce n’erano pare 10 su quasi 500 tra elementare e media).
In questo frangente il primo provvedimento che verrà preso sarà con ottima probabilità la rimozione della direttrice della mensa Giuseppina Paganotti. Non allineata alle mamme che non vogliono pagare, non allineata con il pensiero del sindaco Lancini, sarà chiesta la sua testa (è proprio il caso di dirlo) su un piatto d’argento. Se su quest’ultima posizione sembra non sia possibile recedere, per l’altra (i pagamenti) pare che in un’altra riunione di tre giorni fa sia passato il messaggio del «pagare tutti».Via la Paganotti ci si preparerebbe a una vera e propria rivoluzione. Basta versamenti posticipati coi bollettini: ci saranno dei ticket prepagati. Come all’augogrill, dove prima si fa lo scontrino. Ma qualche mamma virtuosa mugugna: pare infatti che questo sistema porterà all’eliminazione della cucina fresca di giornata in favore dei cibi precotti.
Luca Degl'Innocenti
http://ilgiorno.ilsole24ore.com/brescia/cronaca/2010/05/11/330135-mensa_adro_mamme_pronte.shtml
martedì 11 maggio 2010
martedì 4 maggio 2010
Adro «Ridiamo i soldi alla missione»
Adro «Ridiamo i soldi alla missione»
martedì 04 maggio 2010
(red.) Non sembra avere fine la vicenda della mensa negata ad alcuni bambini delle scuole materna ed elementare di Adro poiché le loro famiglie non erano in regola con il pagamento delle rette.
Per fortuna il clamore mediatico si è un po’ attenuato, ma il piccolo paese della Franciacorta continua a fare notizia.
Un gruppo di cittadini, rigorosamente anonimi, giovedì scorso ha spedito alla presidente dell’associazione di genitori volontari che gestisce la refezione, Graziella Giuseppina Paganotti, una busta contenente 700 euro suddivisi in 14 biglietti da 50.
Il denaro era accompagnato da una breve lettera, nella quale si invitava la responsabile della mensa a restituire i soldi a don Giovanni Piumatti, il religioso diocesano di Pinerolo che nelle scorse settimane - scosso dalla vicenda - aveva inviato un contributo dal Congo, terra della sua missione.
La busta non è arrivata per posta, ma qualcuno l’ha infilata nella cassetta delle lettere approfittando dell’assenza dei membri della famiglia Paganotti, che l’hanno trovata rientrando in casa verso la mezzanotte di giovedì.
Come si ricorderà, il sacerdote ha inviato il contributo dalla missione di Muhuanga attraverso la sua corrispondente bresciana Paola Paiola, segretaria della onlus Smile Mission, accompagnandola con alcune toccanti frasi che invitavano i cittadini di Adro alla convivenza civile e alla solidarietà umana e non alla contrapposizione dei confronti delle famiglie bisognose d’aiuto (leggi qui). All'esempio del missionario, preceduto da quello del benefattore che ha versato da solo i circa 10 mila euro di arretrati (leggi qui), si aggiunge ora il gesto di questi anonimi cittadini.
Nella lettera scrivono che le parole di padre Piumatti li hanno commossi, facendoli riflettere. E che, ringraziandolo per la donazione, invitavano la presidente a restituirgli il contributo, visto che quel denaro è molto più importante per i bambini della missione che per quelli di Adro. Aggiungendo che ai piccoli che frequentano le scuole italiane dovrebbero pensare le nostre istituzioni.
Così un gruppo di persone qualunque ha pensato di riscattare la figuraccia che la drastica decisione del sindaco del paese e dei genitori che ne avevano appoggiato la scelta (leggi) ha fatto fare alla Franciacorta e a tutta la provincia di Brescia, dividendo anche la chiesa cattolica (leggi).
http://www.quibrescia.it/index.php?/content/view/18171/1/
martedì 04 maggio 2010
(red.) Non sembra avere fine la vicenda della mensa negata ad alcuni bambini delle scuole materna ed elementare di Adro poiché le loro famiglie non erano in regola con il pagamento delle rette.
Per fortuna il clamore mediatico si è un po’ attenuato, ma il piccolo paese della Franciacorta continua a fare notizia.
Un gruppo di cittadini, rigorosamente anonimi, giovedì scorso ha spedito alla presidente dell’associazione di genitori volontari che gestisce la refezione, Graziella Giuseppina Paganotti, una busta contenente 700 euro suddivisi in 14 biglietti da 50.
Il denaro era accompagnato da una breve lettera, nella quale si invitava la responsabile della mensa a restituire i soldi a don Giovanni Piumatti, il religioso diocesano di Pinerolo che nelle scorse settimane - scosso dalla vicenda - aveva inviato un contributo dal Congo, terra della sua missione.
La busta non è arrivata per posta, ma qualcuno l’ha infilata nella cassetta delle lettere approfittando dell’assenza dei membri della famiglia Paganotti, che l’hanno trovata rientrando in casa verso la mezzanotte di giovedì.
Come si ricorderà, il sacerdote ha inviato il contributo dalla missione di Muhuanga attraverso la sua corrispondente bresciana Paola Paiola, segretaria della onlus Smile Mission, accompagnandola con alcune toccanti frasi che invitavano i cittadini di Adro alla convivenza civile e alla solidarietà umana e non alla contrapposizione dei confronti delle famiglie bisognose d’aiuto (leggi qui). All'esempio del missionario, preceduto da quello del benefattore che ha versato da solo i circa 10 mila euro di arretrati (leggi qui), si aggiunge ora il gesto di questi anonimi cittadini.
Nella lettera scrivono che le parole di padre Piumatti li hanno commossi, facendoli riflettere. E che, ringraziandolo per la donazione, invitavano la presidente a restituirgli il contributo, visto che quel denaro è molto più importante per i bambini della missione che per quelli di Adro. Aggiungendo che ai piccoli che frequentano le scuole italiane dovrebbero pensare le nostre istituzioni.
Così un gruppo di persone qualunque ha pensato di riscattare la figuraccia che la drastica decisione del sindaco del paese e dei genitori che ne avevano appoggiato la scelta (leggi) ha fatto fare alla Franciacorta e a tutta la provincia di Brescia, dividendo anche la chiesa cattolica (leggi).
http://www.quibrescia.it/index.php?/content/view/18171/1/
venerdì 30 aprile 2010
Sindaci sceriffo, solo un flop
Sindaci sceriffo, solo un flop
Inviato da redazione il Ven, 30/04/2010 - 12:30
Alessio Postiglione
FENOMENO LEGA. I primi cittadini di molti piccoli centri del nord hanno varato negli anni un lungo elenco di ordinanze che combinano l’acrimonia xenofoba con la boutade carnascialesca. Alcuni disarmanti esempi.
Più che sindaci-sceriffo, sono dei veri e propri sindacirambo. L’onda verde della Lega sommerge il profondo Nord con un mare di ordinanze e regolamenti comunali che combinano l’acrimonia xenofoba con la boutade carnascialesca. Anche se, purtroppo, c’è solo da piangere. Dalle ordinanze contro il kebab o contro i cigni, alle più tristi diffide a rom o ad extracomunitari a stanziarsi su di un territorio. Il verde di questi paesini lindi e fioriti, fra valli profumate di lavanda, stride con la cattiveria che trapela dai manifesti che gridano “Fuori dalle palle”, “Immigrati, torturarli è legittima difesa!”, “Via gli zingari”. Già. Perché all’inizio si rideva delle ordinanze di Gentilini contro i cigni, salvo poi dover riconoscere la pericolosità di un personaggio che, fra inni a sparare agli immigrati, a cacciare “i culattoni”, o ad “eliminare i bambini dei [sic] zingari”, ha fatto scuola.
L’ultimo arrivato è Danilo Lancini, sindaco di Adro, in provincia di Brescia, assurto al disonore delle cronache per la mensa vietata ai figli degli immigrati morosi. Lancini è un instancabile inventore di norme anti-immigrati; dalla residenza lunga minimo 18 anni ad Adro per accedere alle case popolari, all’infame bonustaglia per i vigili urbani; cinquecento euro per ogni clandestino catturato. Il brillante codex adrensis segue l’altra ignominiosa iniziativa del comune leghista di Coccaglio denominata, oltre ogni decenza, White Christmas. L’ordinanza che vieta la sosta in comune per “nomadi e zingari”, stata praticata a Guidizzolo, Ceresara, Bozzolo, San Giovanni del Dosso, Castelbelforte e Pomponesco; il mentore del provvedimento è stato il sindaco guidizzolese Graziano Pellizzaro, novello Beccaria. Al sindaco di Cittadella Bitonci, invece, si deve l’ordinanza che negava i certificati di residenza agli immigrati poveri. Le fervidi menti padane escogitano norme senza sosta.
Roberto Manenti, sindaco di Rovato, scrisse un’ordinanza che, nel “paese delle mille chiese”, impediva di fatto la mobilità, non solo ai musulmani, ma anche agli atei. “Vista la necessità di salvaguardare i valori cristiani dalla incessante contaminazione di altre religioni, il sindaco dispone il divieto, ai non professanti la religione cristiana, di accedere ai luoghi di culto”. Il testo sanciva un’area di sicurezza ben oltre il sagrato: 15 metri. Manenti, intanto, famoso per le ordinanze anti-prostitute, è stato condannato, in I grado, per stupro di una lucciola rumena. Per evitare le rumorose adunate sediziose degli immigrati armati di kebab, Franco Orsi, sindaco di Albisola, è giunto a vietare all’intera città il centro storico: «Nessuno potrà entrare nel centro storico dalle 3 alle 6 del mattino di tutti i sabato e domenica. Neppure i pedoni».
Il sindaco Alessandro Montagnoli di Oppeano, svestiti i panni dello sceriffo, ha vestito quelli dell’amministratore di condominio, stabilendo che, in ogni palazzo, non ci siano immigrati per più del 30%. Enzo Bortolotti, di Azzano Decimo, invece, si è buttato sulla gastronomia fusion: in paese è lecita la vendita di cous cous, kebab e pollo al curry «soltanto se accompagnati a polenta, brovada e musetto». Alla fine, anche il sindaco di una grande città, Milano, si è messo al passo con la verve valligiana.
«Abbiamo chiesto al ministro dell’Interno Roberto Maroni – ha dichiarato Letizia Moratti, lo scorso marzo - di estendere, con un decreto legge, la possibilità per la polizia di Stato di fare irruzione in un locale non solo per i reati di terrorismo o droga, ma anche di clandestinità ». L’ordinanza della Moratti obbliga, a suon di una multa da 450 euro, anche proprietari e inquilini a depositare i contratti d’affitto e a dichiarare chi occupa gli alloggi; mentre gli amministratori di condominio devono segnalare le irregolarità negli stabili. Insomma, il meccanismo normativo di delazione introdotto da quella legge che prevedeva l’obbligo (poi ritirato) dei medici di denunciare i clandestini, ora viene esteso a proprietari, inquilini e amministratori.
http://www.terranews.it/news/2010/04/sindaci-sceriffo-solo-un-flop
Inviato da redazione il Ven, 30/04/2010 - 12:30
Alessio Postiglione
FENOMENO LEGA. I primi cittadini di molti piccoli centri del nord hanno varato negli anni un lungo elenco di ordinanze che combinano l’acrimonia xenofoba con la boutade carnascialesca. Alcuni disarmanti esempi.
Più che sindaci-sceriffo, sono dei veri e propri sindacirambo. L’onda verde della Lega sommerge il profondo Nord con un mare di ordinanze e regolamenti comunali che combinano l’acrimonia xenofoba con la boutade carnascialesca. Anche se, purtroppo, c’è solo da piangere. Dalle ordinanze contro il kebab o contro i cigni, alle più tristi diffide a rom o ad extracomunitari a stanziarsi su di un territorio. Il verde di questi paesini lindi e fioriti, fra valli profumate di lavanda, stride con la cattiveria che trapela dai manifesti che gridano “Fuori dalle palle”, “Immigrati, torturarli è legittima difesa!”, “Via gli zingari”. Già. Perché all’inizio si rideva delle ordinanze di Gentilini contro i cigni, salvo poi dover riconoscere la pericolosità di un personaggio che, fra inni a sparare agli immigrati, a cacciare “i culattoni”, o ad “eliminare i bambini dei [sic] zingari”, ha fatto scuola.
L’ultimo arrivato è Danilo Lancini, sindaco di Adro, in provincia di Brescia, assurto al disonore delle cronache per la mensa vietata ai figli degli immigrati morosi. Lancini è un instancabile inventore di norme anti-immigrati; dalla residenza lunga minimo 18 anni ad Adro per accedere alle case popolari, all’infame bonustaglia per i vigili urbani; cinquecento euro per ogni clandestino catturato. Il brillante codex adrensis segue l’altra ignominiosa iniziativa del comune leghista di Coccaglio denominata, oltre ogni decenza, White Christmas. L’ordinanza che vieta la sosta in comune per “nomadi e zingari”, stata praticata a Guidizzolo, Ceresara, Bozzolo, San Giovanni del Dosso, Castelbelforte e Pomponesco; il mentore del provvedimento è stato il sindaco guidizzolese Graziano Pellizzaro, novello Beccaria. Al sindaco di Cittadella Bitonci, invece, si deve l’ordinanza che negava i certificati di residenza agli immigrati poveri. Le fervidi menti padane escogitano norme senza sosta.
Roberto Manenti, sindaco di Rovato, scrisse un’ordinanza che, nel “paese delle mille chiese”, impediva di fatto la mobilità, non solo ai musulmani, ma anche agli atei. “Vista la necessità di salvaguardare i valori cristiani dalla incessante contaminazione di altre religioni, il sindaco dispone il divieto, ai non professanti la religione cristiana, di accedere ai luoghi di culto”. Il testo sanciva un’area di sicurezza ben oltre il sagrato: 15 metri. Manenti, intanto, famoso per le ordinanze anti-prostitute, è stato condannato, in I grado, per stupro di una lucciola rumena. Per evitare le rumorose adunate sediziose degli immigrati armati di kebab, Franco Orsi, sindaco di Albisola, è giunto a vietare all’intera città il centro storico: «Nessuno potrà entrare nel centro storico dalle 3 alle 6 del mattino di tutti i sabato e domenica. Neppure i pedoni».
Il sindaco Alessandro Montagnoli di Oppeano, svestiti i panni dello sceriffo, ha vestito quelli dell’amministratore di condominio, stabilendo che, in ogni palazzo, non ci siano immigrati per più del 30%. Enzo Bortolotti, di Azzano Decimo, invece, si è buttato sulla gastronomia fusion: in paese è lecita la vendita di cous cous, kebab e pollo al curry «soltanto se accompagnati a polenta, brovada e musetto». Alla fine, anche il sindaco di una grande città, Milano, si è messo al passo con la verve valligiana.
«Abbiamo chiesto al ministro dell’Interno Roberto Maroni – ha dichiarato Letizia Moratti, lo scorso marzo - di estendere, con un decreto legge, la possibilità per la polizia di Stato di fare irruzione in un locale non solo per i reati di terrorismo o droga, ma anche di clandestinità ». L’ordinanza della Moratti obbliga, a suon di una multa da 450 euro, anche proprietari e inquilini a depositare i contratti d’affitto e a dichiarare chi occupa gli alloggi; mentre gli amministratori di condominio devono segnalare le irregolarità negli stabili. Insomma, il meccanismo normativo di delazione introdotto da quella legge che prevedeva l’obbligo (poi ritirato) dei medici di denunciare i clandestini, ora viene esteso a proprietari, inquilini e amministratori.
http://www.terranews.it/news/2010/04/sindaci-sceriffo-solo-un-flop
giovedì 29 aprile 2010
Il buongoverno della Lega è lo spot che nasconde il peggio
Il buongoverno della Lega è lo spot che nasconde il peggio
di Oreste Pivetta
L’altro giorno passavo lungo una valle alpina, una valle che era stata della Resistenza partigiana, mille secoli prima dell’eresia di Fra’ Dolcino, una valle di povere e splendide architetture, di un Calvario “illustrato” cinquecento anni fa da un eccelso scultore e pittore, Gaudenzio Ferrari. All’ingresso del paese più importante, Varallo Sesia (provincia di Vercelli), mi ha aggredito tra il verde un gigantesco cartello dove su immaginette da pessimo fumetto campeggiava un “divieto”: “No burka e niqab. No vu cumprà”. Con tanto di croce sopra. Si specificava: cinquecento euro di multa per i contravventori. In base a quale legge? Contro la Costituzione… Mi sono ricordato dei ritrattini degli ebrei, secondo i “caratteri tipici” su qualche “giornale della razza”. Con un’altra croce addosso. L’autore di quella cartellonistica stradale si chiama Gianluca Buonanno ed è il sindaco di Varallo. Alcuni anni fa inventò l’assessorato alla dieta (premiando gli anoressici), in seguito distribuì lungo le strade sagome di vigili urbani ritagliati nel legno per scoraggiare gli automobilisti impertinenti. Buonanno è un sindaco leghista, naturalmente. Lascio il Piemonte, un lato della Padania. Potrei puntare a Coccaglio (operazione White Christmas). Mi fermo ad Adro, perché nella puntata di Annozero (ne abbiamo scritto) purtroppo è andata sfumata nell’intervista al sindaco una battuta. Spiegava il sindaco: “Se vado a Roma e non mi piace, io vado via. Se a loro non piace qui, prego s’accomodino”. Logico, no? Padroni a casa nostra: fora di ball . Sono piccole orribili storie che riassumono il “buongoverno locale” del Carroccio. Attenzione: il “buongoverno” è una voce che si è diffusa, è uno spot, un luogo comune. Sono episodi, tra Varallo e Adro, che s’uniscono invece nella strategia della punizione o, peggio, della terra bruciata. In quanti film abbiamo ascoltato quella minaccia: “Ti farò pentire d’esser nato…”. La politica, il buongoverno, l’amministrazione quotidiana in una società civile, animata da una cultura (o da una religione) del rispetto umano, dovrebbero essere un’altra cosa, dovrebbero parlare un’altra lingua. Il leghista vittorioso e arrogante ha in testa che gli immigrati si pentano di essere immigrati. Nega la solidarietà, nega persino la circostanza che quegli immigrati mandano avanti fonderie o concerie (a Brescia dovrebbero saperlo), curano i vecchi e i bambini, ci assistono negli ospedali, e pagano le tasse, aiutando questo paese. Il potere logora: libera i fantasmi più neri, se non c’è opposizione politica, se non sopravvive neppure l’illusione della morale, se scompare persino la vergogna
29 aprile 2010
http://www.unita.it/news/italia/98032/il_buongoverno_della_lega_lo_spot_che_nasconde_il_peggio
di Oreste Pivetta
L’altro giorno passavo lungo una valle alpina, una valle che era stata della Resistenza partigiana, mille secoli prima dell’eresia di Fra’ Dolcino, una valle di povere e splendide architetture, di un Calvario “illustrato” cinquecento anni fa da un eccelso scultore e pittore, Gaudenzio Ferrari. All’ingresso del paese più importante, Varallo Sesia (provincia di Vercelli), mi ha aggredito tra il verde un gigantesco cartello dove su immaginette da pessimo fumetto campeggiava un “divieto”: “No burka e niqab. No vu cumprà”. Con tanto di croce sopra. Si specificava: cinquecento euro di multa per i contravventori. In base a quale legge? Contro la Costituzione… Mi sono ricordato dei ritrattini degli ebrei, secondo i “caratteri tipici” su qualche “giornale della razza”. Con un’altra croce addosso. L’autore di quella cartellonistica stradale si chiama Gianluca Buonanno ed è il sindaco di Varallo. Alcuni anni fa inventò l’assessorato alla dieta (premiando gli anoressici), in seguito distribuì lungo le strade sagome di vigili urbani ritagliati nel legno per scoraggiare gli automobilisti impertinenti. Buonanno è un sindaco leghista, naturalmente. Lascio il Piemonte, un lato della Padania. Potrei puntare a Coccaglio (operazione White Christmas). Mi fermo ad Adro, perché nella puntata di Annozero (ne abbiamo scritto) purtroppo è andata sfumata nell’intervista al sindaco una battuta. Spiegava il sindaco: “Se vado a Roma e non mi piace, io vado via. Se a loro non piace qui, prego s’accomodino”. Logico, no? Padroni a casa nostra: fora di ball . Sono piccole orribili storie che riassumono il “buongoverno locale” del Carroccio. Attenzione: il “buongoverno” è una voce che si è diffusa, è uno spot, un luogo comune. Sono episodi, tra Varallo e Adro, che s’uniscono invece nella strategia della punizione o, peggio, della terra bruciata. In quanti film abbiamo ascoltato quella minaccia: “Ti farò pentire d’esser nato…”. La politica, il buongoverno, l’amministrazione quotidiana in una società civile, animata da una cultura (o da una religione) del rispetto umano, dovrebbero essere un’altra cosa, dovrebbero parlare un’altra lingua. Il leghista vittorioso e arrogante ha in testa che gli immigrati si pentano di essere immigrati. Nega la solidarietà, nega persino la circostanza che quegli immigrati mandano avanti fonderie o concerie (a Brescia dovrebbero saperlo), curano i vecchi e i bambini, ci assistono negli ospedali, e pagano le tasse, aiutando questo paese. Il potere logora: libera i fantasmi più neri, se non c’è opposizione politica, se non sopravvive neppure l’illusione della morale, se scompare persino la vergogna
29 aprile 2010
http://www.unita.it/news/italia/98032/il_buongoverno_della_lega_lo_spot_che_nasconde_il_peggio
martedì 27 aprile 2010
I semi velenosi dei lumbard
MATTINALE di Norma Rangeri
I VESPRI
I semi velenosi dei lumbard
Si urlavano in faccia accuse di razzismo che rimbalzavano contro quelle di non rispettare le regole: mamme immigrate contro mamme italiane, avvelenate dall'aria di Adro. Le italiane difese dal sindaco leghista, le immigrate protette da Sandro Ruotolo impegnato in uno «dei collegamenti più difficili che mi sia capitato di fare» come confessava il giornalista in diretta dal paese del bresciano per la puntata di Annozero. E non si faceva fatica a credergli vedendo il clima di esasperata contrapposizione tra le donne riunite nella mensa della scuola per spiegare le loro ragioni. Una serie di servizi dal nord squadernavano la realtà sociale, sempre più diffusa, di province e paesi dove ordinanze e provvedimenti tolgono agli immigrati servizi sociali di sostegno per le mense, per lo scolabus, per la casa popolare. Negati per spingere lo straniero più in là, in un paese magari confinante dove ancora esistono amministrazioni di civile accoglienza.Fa paura la spavalda rivendicazione del sindaco di Cittadella che ha fatto la sua bella leggina per non dare la casa a un immigrato che è in Italia da 18 anni, lavoratore da 13, residente da 9, con 3 figli nati qui. Il primo cittadino ne va orgoglioso e davanti alle telecamere consiglia all'immigrato di andare a vivere in un altro comune. A dispetto di ogni logica, compresa quella delle nude cifre: 19,5 miliardi quello che gli immigrati pagano per tasse e contributi, 10,3 miliardi di euro quello che gli torna come spesa sociale, meno della metà.È l'egemonia nordista della Lega, sono i frutti dell'ideologia sommati agli effetti della crisi economica, e fuori dai cancelli della scuola di Adro, come nella mensa, a litigare sono donne, italiane e straniere, che hanno, tutte, i mariti in cassa integrazione. Quando si chiede perché non va bene se un benefattore paga le rette, le italiane provano a ripetere che «le regole vanno rispettate», poi si bloccano quando Ruotolo domanda «quali regole», come se oltre alla ripetizione del ritornello del sindaco o degli slogan letti sui manifesti del Carroccio, non sapessero cosa dire.Di fronte allo sfascio della convivenza perseguito anche la ministra Carfagna si sgancia «perché quando ci sono i bambini, i figli» non si può. Prendendo atto di una convivenza sempre più difficile con l'alleato. Ratificata ieri dalla diagnosi di Bossi: «Fini è contro il Nord, Berlusconi avrebbe dovuto sbatterlo fuori da tempo, le riforme non si faranno e noi saremo soli senza Berlusconi».
nrangeri@ilmanifesto.it
http://www.ilmanifesto.it/il-manifesto/argomenti/numero/20100424/pagina/10/pezzo/276832/
I VESPRI
I semi velenosi dei lumbard
Si urlavano in faccia accuse di razzismo che rimbalzavano contro quelle di non rispettare le regole: mamme immigrate contro mamme italiane, avvelenate dall'aria di Adro. Le italiane difese dal sindaco leghista, le immigrate protette da Sandro Ruotolo impegnato in uno «dei collegamenti più difficili che mi sia capitato di fare» come confessava il giornalista in diretta dal paese del bresciano per la puntata di Annozero. E non si faceva fatica a credergli vedendo il clima di esasperata contrapposizione tra le donne riunite nella mensa della scuola per spiegare le loro ragioni. Una serie di servizi dal nord squadernavano la realtà sociale, sempre più diffusa, di province e paesi dove ordinanze e provvedimenti tolgono agli immigrati servizi sociali di sostegno per le mense, per lo scolabus, per la casa popolare. Negati per spingere lo straniero più in là, in un paese magari confinante dove ancora esistono amministrazioni di civile accoglienza.Fa paura la spavalda rivendicazione del sindaco di Cittadella che ha fatto la sua bella leggina per non dare la casa a un immigrato che è in Italia da 18 anni, lavoratore da 13, residente da 9, con 3 figli nati qui. Il primo cittadino ne va orgoglioso e davanti alle telecamere consiglia all'immigrato di andare a vivere in un altro comune. A dispetto di ogni logica, compresa quella delle nude cifre: 19,5 miliardi quello che gli immigrati pagano per tasse e contributi, 10,3 miliardi di euro quello che gli torna come spesa sociale, meno della metà.È l'egemonia nordista della Lega, sono i frutti dell'ideologia sommati agli effetti della crisi economica, e fuori dai cancelli della scuola di Adro, come nella mensa, a litigare sono donne, italiane e straniere, che hanno, tutte, i mariti in cassa integrazione. Quando si chiede perché non va bene se un benefattore paga le rette, le italiane provano a ripetere che «le regole vanno rispettate», poi si bloccano quando Ruotolo domanda «quali regole», come se oltre alla ripetizione del ritornello del sindaco o degli slogan letti sui manifesti del Carroccio, non sapessero cosa dire.Di fronte allo sfascio della convivenza perseguito anche la ministra Carfagna si sgancia «perché quando ci sono i bambini, i figli» non si può. Prendendo atto di una convivenza sempre più difficile con l'alleato. Ratificata ieri dalla diagnosi di Bossi: «Fini è contro il Nord, Berlusconi avrebbe dovuto sbatterlo fuori da tempo, le riforme non si faranno e noi saremo soli senza Berlusconi».
nrangeri@ilmanifesto.it
http://www.ilmanifesto.it/il-manifesto/argomenti/numero/20100424/pagina/10/pezzo/276832/
Gli scenari sono foschi
Gli scenari sono foschi
La componente più pericolosa della destra italiana è oggi rappresentata dalla Lega Nord che, dopo 20 anni di propaganda razzista, secessionista, antitaliana, ha plasmato così profondamente la mentalità dei cittadini del nord, che ti ritrovi le mamme di Adro, paese del bresciano, dove alcuni bambini immigrati erano stati lasciati a digiuno dalla mensa scolastica per morosità dei genitori, pronte ad assalire le mamme dei bambini immigrati che protestavano per l’accaduto.
Mi hanno immediatamente ricordato i cartelli inalberati negli USA con la scritta: “no socialism”, contro la riforma sanitaria di Obama che estendeva a 30 milioni di americani l’assistenza medica di cui erano privi.
Persone di questa disumanità e di questo egoismo sono pronte per il fascismo, comunque mascherato, e non sentono dai preti del cattolicissimo nord nessuna condanna definitiva, anzi i leghisti ricevono l’appoggio elettorale del Vaticano.
La strategia di Bossi di eccitare gli animi parlando di lotta armata, di gente padana che non ne può più di mantenere il Sud, di comandare a casa propria, di rispedire i neri a casa loro, di secessione, di fare da soli, di ronde, di insulti alla bandiera, evocando ogni peggiore egoismo e aggressività, non è cosa che possa essere facilmente contenuta. In presenza di un fallimento della concessione federalista (venuto meno l’appoggio di Fini) la situazione potrebbe degenerare.
Il cesarismo berlusconiano, pur pericoloso per la continua delegittimazione delle istituzioni, in particolare quelle delegate alla giustizia, appare fenomeno meno pericoloso per la nostra democrazia rispetto alla Lega Nord. L’attuale PDL esploderà con la fine di Berlusconi e il fenomeno di concentrazione di potere mediatico e politico appare irripetibile.
Se la terza componente della destra, quella finiana, farà mancare i numeri per il federalismo, è molto probabile che si apra una crisi fra Berlusconi e Bossi, già oggi più competitori che alleati.
E’ uno scenario di fallimento del governo di destra, reso più difficile dal fatto che non vi è una opposizione unita e in grado di approfittare di queste divisioni degli avversari.
Mi sbaglierò, ma uno degli scenari possibili, nel caso di una Lega sul sentiero di guerra secessionista, può essere quello dell’incontro tra Berlusconi e il PD, (ex democristiani ed ex comunisti si mettono sempre d’accordo), per un governo di unità nazionale.
D’Alema e Berlusconi potrebbero sostenersi a vicenda sul viale del loro tramonto, e magari passare alla storia come statisti che hanno evitato la divisione dell’Italia, e non come artefici, rispettivamente, della demolizione della sinistra e della demolizione della democrazia con P2, televisioni e miliardi.
http://www.agoravox.it/Gli-scenari-sono-foschi.html
La componente più pericolosa della destra italiana è oggi rappresentata dalla Lega Nord che, dopo 20 anni di propaganda razzista, secessionista, antitaliana, ha plasmato così profondamente la mentalità dei cittadini del nord, che ti ritrovi le mamme di Adro, paese del bresciano, dove alcuni bambini immigrati erano stati lasciati a digiuno dalla mensa scolastica per morosità dei genitori, pronte ad assalire le mamme dei bambini immigrati che protestavano per l’accaduto.
Mi hanno immediatamente ricordato i cartelli inalberati negli USA con la scritta: “no socialism”, contro la riforma sanitaria di Obama che estendeva a 30 milioni di americani l’assistenza medica di cui erano privi.
Persone di questa disumanità e di questo egoismo sono pronte per il fascismo, comunque mascherato, e non sentono dai preti del cattolicissimo nord nessuna condanna definitiva, anzi i leghisti ricevono l’appoggio elettorale del Vaticano.
La strategia di Bossi di eccitare gli animi parlando di lotta armata, di gente padana che non ne può più di mantenere il Sud, di comandare a casa propria, di rispedire i neri a casa loro, di secessione, di fare da soli, di ronde, di insulti alla bandiera, evocando ogni peggiore egoismo e aggressività, non è cosa che possa essere facilmente contenuta. In presenza di un fallimento della concessione federalista (venuto meno l’appoggio di Fini) la situazione potrebbe degenerare.
Il cesarismo berlusconiano, pur pericoloso per la continua delegittimazione delle istituzioni, in particolare quelle delegate alla giustizia, appare fenomeno meno pericoloso per la nostra democrazia rispetto alla Lega Nord. L’attuale PDL esploderà con la fine di Berlusconi e il fenomeno di concentrazione di potere mediatico e politico appare irripetibile.
Se la terza componente della destra, quella finiana, farà mancare i numeri per il federalismo, è molto probabile che si apra una crisi fra Berlusconi e Bossi, già oggi più competitori che alleati.
E’ uno scenario di fallimento del governo di destra, reso più difficile dal fatto che non vi è una opposizione unita e in grado di approfittare di queste divisioni degli avversari.
Mi sbaglierò, ma uno degli scenari possibili, nel caso di una Lega sul sentiero di guerra secessionista, può essere quello dell’incontro tra Berlusconi e il PD, (ex democristiani ed ex comunisti si mettono sempre d’accordo), per un governo di unità nazionale.
D’Alema e Berlusconi potrebbero sostenersi a vicenda sul viale del loro tramonto, e magari passare alla storia come statisti che hanno evitato la divisione dell’Italia, e non come artefici, rispettivamente, della demolizione della sinistra e della demolizione della democrazia con P2, televisioni e miliardi.
http://www.agoravox.it/Gli-scenari-sono-foschi.html
Etichette:
adro,
berlusconi,
bossi,
brescia,
federalismo,
fini,
lega,
pdl
Giovedi 22 Aprile 2010 :: ore 13:43
Dal Congo 700 euro per i bambini di Adro
Ricordate Adro e il comune che ha sospeso la mensa ai bambini delle famiglie morose? Beh, oltre al «magico» benefattore autoctono, per pagare la retta della mensa è giunta al Comune anche un’offerta di 700 euro addirittura dal Congo. A inviarli è padre Giovanni Piumatti, sacerdote comboniano, da anni impegnato nel paese africano in una missione che sfama ogni giorno 900 persone. Ha inviato una e mail con la promessa che presto verserà la somma «per aiutare uno dei bimbi che rischiano il digiuno». L’offerta suona come un gentile rimprovero all’indifferenza verso i più deboli che si cela dietro il burocratico rispetto delle regole. La vicenda di Adro ha abbondantemente superato i confini nazionali: «Inviamo un contributo per pagare la mensa per un anno ad uno dei tuoi-nostri bambini—si legge nella missiva di padre Giovanni — Sono soldi che molti amici dall’Italia ci danno per l’Africa. Conoscendo bene i nostri amici sono sicuro che saranno contenti se ne invio una fetta lì, perché anche loro vogliono un mondo diverso: un mondo fatto più di ponti che di barriere. A Brescia mi legano alcuni parenti e soprattutto padre Maggioni – continua padre Piumatti – il primo bell’esempio di missionario conosciuto in Congo. Senza dimenticare gli amici dentisti, quelli dello ‘smile mission’, che ci hanno costruito tre studi-laboratorio e vengono regolarmente a prestar servizio. Poi Marcello, vigile urbano, che le sue vacanze le ha fatte nel nostro villaggio come volontario. Ci sono tante ‘perle’ anche da voi e il benefattore di Adro né è l’esempio più fervido. Sono sicuro che i miei ragazzi saranno fieri di questo gesto, come gli amici che ci hanno dato questi soldi come pegno di solidarietà e di giustizia. Anche a Adro un piatto caldo può regalare un sorriso a un bambino…».
Autore:
Fonte: www.liberazione.it
http://www.carta.org/news/67961
Dal Congo 700 euro per i bambini di Adro
Ricordate Adro e il comune che ha sospeso la mensa ai bambini delle famiglie morose? Beh, oltre al «magico» benefattore autoctono, per pagare la retta della mensa è giunta al Comune anche un’offerta di 700 euro addirittura dal Congo. A inviarli è padre Giovanni Piumatti, sacerdote comboniano, da anni impegnato nel paese africano in una missione che sfama ogni giorno 900 persone. Ha inviato una e mail con la promessa che presto verserà la somma «per aiutare uno dei bimbi che rischiano il digiuno». L’offerta suona come un gentile rimprovero all’indifferenza verso i più deboli che si cela dietro il burocratico rispetto delle regole. La vicenda di Adro ha abbondantemente superato i confini nazionali: «Inviamo un contributo per pagare la mensa per un anno ad uno dei tuoi-nostri bambini—si legge nella missiva di padre Giovanni — Sono soldi che molti amici dall’Italia ci danno per l’Africa. Conoscendo bene i nostri amici sono sicuro che saranno contenti se ne invio una fetta lì, perché anche loro vogliono un mondo diverso: un mondo fatto più di ponti che di barriere. A Brescia mi legano alcuni parenti e soprattutto padre Maggioni – continua padre Piumatti – il primo bell’esempio di missionario conosciuto in Congo. Senza dimenticare gli amici dentisti, quelli dello ‘smile mission’, che ci hanno costruito tre studi-laboratorio e vengono regolarmente a prestar servizio. Poi Marcello, vigile urbano, che le sue vacanze le ha fatte nel nostro villaggio come volontario. Ci sono tante ‘perle’ anche da voi e il benefattore di Adro né è l’esempio più fervido. Sono sicuro che i miei ragazzi saranno fieri di questo gesto, come gli amici che ci hanno dato questi soldi come pegno di solidarietà e di giustizia. Anche a Adro un piatto caldo può regalare un sorriso a un bambino…».
Autore:
Fonte: www.liberazione.it
http://www.carta.org/news/67961
Etichette:
700 euro,
adro,
congo,
mensa bambini
Iscriviti a:
Post (Atom)